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Fontana ha vinto la battaglia con Meloni sugli assessori di Regione Lombardia: com’è nata la nuova giunta

Attilio Fontana è riuscito a tenere per sé l’assessorato più importante, quello al Welfare, e a piazzare un altro della sua lista civica. Giorgia Meloni si consola con il Bilancio, che per sua natura tiene in scacco l’intera giunta, amministrando i soldi. Ma ha dovuto cedere anche sulla vicepresidenza a Romano La Russa, che imbarazza troppo il governo della Regione.
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È stata annunciata oggi, con un giorno di ritardo rispetto a quanto inizialmente preventivato, la nuova giunta che guiderà la Regione Lombardia. La difficoltà principale che ha dovuto affrontare Attilio Fontana nella formazione della squadra di governo è rappresentata dal cambio di equilibri, rispetto alla precedente legislatura, fra i partiti politici che compongono la maggioranza di centrodestra al Pirellone.

Il presidente uscente è stato riconfermato con fatica non tanto alle urne, dove invece ha riscosso un grande successo elettorale nonostante le difficoltà affrontate durante la pandemia, quanto nelle trattative pre-elettorali, quando bisognava decidere se ricandidare Fontana o individuare un altro nome. Il problema era che il governatore uscente è espressione della Lega, che non è più (neanche in Lombardia) il partito più votato della coalizione.

Da un lato, quindi, Fratelli d'Italia tentava di rivendicare il ruolo di candidato presidente, dall'altro non sarebbe stato facile per il centrodestra giustificare la mancata ricandidatura di Fontana se non dandogli un ruolo nel governo di Giorgia Meloni. Ma Fontana, dopo aver raccolto le critiche anche dei suoi alleati sulla gestione della pandemia, ha voluto a ogni costo togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

E se n'è tolti più di uno. Il primo è stato impuntarsi, senza accettare nessun altro incarico, neanche quello di ministro, per essere ricandidato. In questo, forse, gli è stata utile la sparata (un po' kamikaze, a giudicare dai risultati) di Letizia Moratti che pretendeva di essere la candidata. Fra i due mali sicuramente FdI ha preferito il minore, risultando ancora più difficile aggiungere un terzo nome sul piatto quando ce n'erano due che si contendevano il posto.

Il secondo sassolino è stato vincere con un'innegabile conferma personale testimoniata non solo dal risultato ottenuto come candidato presidente (oltre 20 per cento in più rispetto al candidato di centrosinistra), ma soprattutto con una crescita della Lega rispetto alle elezioni politiche, il cui merito va attribuito più a Fontana che a Matteo Salvini se paragonata ai sondaggi a livello nazionale. E anche al risultato (oltre il 6 per cento) ottenuto dalla sua lista civica.

Ma perché è importante ripercorrere questo oggi che è stata presentata la nuova giunta? Perché tutte queste dinamiche sono entrate, inevitabilmente, nelle trattative per la spartizione delle poltrone. Fratelli d'Italia ha preteso il maggior numero di assessorati e la vicepresidenza della Regione. Ma ha dovuto ridimensionare le sue richieste: da otto a sette. E soprattutto non è riuscito a ottenere il Welfare, che è indubbiamente la più importante fra le deleghe.

Qui Fontana ha fatto valere i suoi voti e ha preteso di mettere un suo uomo di fiducia, confermando Guido Bertolaso e mettendo all'angolo tanto FdI quanto la stessa Lega. A dire il vero il presidente ha rivendicato i suoi risultati elettorali anche con un secondo assessorato andato a un uomo della sua lista civica, Giorgio Maione all'Ambiente e al clima. Non proprio un assessorato di poco conto in questo momento storico, con l'emergenza siccità che incombe sulla Lombardia.

Meloni si consola con l'assessorato al Bilancio (andato a Marco Alparone, trasfuso di Forza Italia) che, per sua natura, tiene in scacco un po' tutta la giunta, avendo la disponibilità dei soldi da assegnare a tutti gli altri assessori. Mentre non si consola Romano La Russa, che è riuscito a farsi confermare alla Sicurezza, ma si è visto portare via sotto il naso il ruolo di vicepresidente, andato proprio ad Alparone.

Probabilmente anche questa scelta è frutto delle richieste di Fontana, visto che La Russa in passato non ha mancato di creare situazioni di imbarazzo all'intera giunta, ad esempio quando ha fatto il saluto romano al funerale del cognato. E Fontana ha provato sulla sua pelle quanto possano mettere in imbarazzo i cognati.

Insomma, nonostante sia stato costretto ad andare a Roma per fare le trattative, Fontana ha vinto la battaglia delle poltrone con Meloni. Ed è riuscito lì dov'è non era riuscito il suo capo Salvini.

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Giornalista dal 2012, attualmente sono capo area Milano a Fanpage.it. Già direttore responsabile di Notizie.it, lavoro nell'editoria digitale dal 2009. Docente e coordinatore dell'Executive Master in Digital Journalism dell'Università Umanitaria. Autore di tre libri inchiesta sulla criminalità organizzata. Nel 2019 ho vinto il "Premio Europeo di Giornalismo Giudiziario e Investigativo".
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