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Covid 19

Como, il lockdown di una mamma single con 3 figli in un bilocale: “Il mio ufficio? In bagno”

C’è una cosa che il Governo avrebbe dovuto fare prima della pandemia e del lockdown: il censimento delle case. A Como avrebbe trovato Sara, 44 anni, madre single con tre figli a carico costretta a vivere il nuovo periodo di restrizioni in un bilocale con la stufa a gas e a fare dell’unico bagno l’ufficio. “Tu donna sola con figli funzioni finché hai qualche alleato, ma quando la scuola chiude, perdi l’alleato principale. E non ce la fai”. Immuni? “Non lo scaricherò mai. Preferisco essere invisibile, per lo Stato sono già sparita”.
A cura di Stela Xhunga
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Volete un bagno di realtà? "Eccolo, il mio ufficio: il bagno. Di là ho i due figli grandi che si litigano il tavolo della cucina, l'unico della casa, vanno al liceo e domani hanno entrambi una verifica". A raccontarsi a Fanpage.it è Sara, 44enne madre single con tre figli a carico che vive a Como. La figlia più piccola ha dodici anni e fa la dad (didattica a distanza) con un tavolino della colazione dal letto matrimoniale dove dorme con la madre. Le uniche stanze munite di una porta sono la loro camera e il bagno. Nel mezzo, un unico stanzone: cucina, angolo soggiorno, angolo dei ragazzi, uno di 14 anni e l'altro di 16 anni, dormono in un letto a castello diviso dal resto della casa da un separè. L'assenza di pareti ha però un vantaggio: il calore della stufa a gas si propaga più facilmente. C'è una cosa che il Governo avrebbe dovuto fare prima della pandemia e del lockdown: il censimento delle case. Avrebbe trovato Sara a lavorare in bagno. Così da mesi. Per lo Stato è "sparita".

Il suo ufficio è il bagno. Lì ci lavora tutti i giorni. Scusi l'esordio poco elegante, ma che succede se uno dei suoi figli deve andare in bagno?

Niente, non ci va. Faccio una pausa di un quarto d’ora e lì possono andare. Gli viene detto prima, "andate ora o mai più", ormai si sono abituati, sono bravissimi. Siamo organizzati come in un campeggio scout.

Uno scorcio dell'ufficio di Sara
Uno scorcio dell'ufficio di Sara

A proposito, che lavoro fa?

In questo momento insegno lingue straniere da remoto. Insegno anche nelle scuole, sia pubbliche che private, ogni tanto vincevo i concorsi che mi consentivano contratti a progetto, in sostanza un tot di ore cottimo in ritenuta d'acconto e stop. L'8 marzo ho visto il baratro. L’Italia storicamente non vive di lavoro, è un paese feudale, che vive di rendite, patrimoni, cose così, per questo la gente scompare.

In che senso in Italia la gente scompare?

Per lo Stato sono scomparsa, non ho ricevuto nessun ammortizzatore perché non rientravo in nessuna fascia lavorativa o sociale. Sa quante volte si è collegato Manuel, il compagno di figlio, quest'anno a scuola? Zero. Io la capisco la mamma di Manuel, ha perso il lavoro di badante, ora tra provvedimenti, burocrazia, moduli, per lei è difficile anche capire. Vive in una casa minuscola. Cosa gliene frega di collegare il figlio a lezione sul cellulare che le serve per tenersi in contatto con i familiari in Perù? Non la giudico.

Come giudica la scelta del Governo di chiudere le scuole?

Disastrosa. Per loro, perché la scuola era l’ultimo baluardo di giustizia sociale e di uguaglianza tra i ragazzi, e per noi madri. Tu donna sola con figli funzioni finché hai qualche alleato, ma quando la scuola chiude, perdi l'alleato principale. E devi pure firmare un modulo della scuola che ti impegna a rispettare la privacy e a non entrare nella camera dove il figlio sta facendo lezione, ma quale camera? Nessuno dei miei tre figli ha una camera. È fantascienza.

"State a casa". Immagino che l'appello non le suoni molto bene. 

Mi fa rabbia. Se tu dici "state a casa e state in famiglia", ti devi fare due domande su come sono le case e le famiglie oggi in Italia. Le famiglie non sono più medievali, tutti attorno al focolaio, inseparabili, e le case non sono più magioni. State a casa… Ma quale casa? Io ho una casa dove tutti potevamo dormire e guardare la tv alla sera, non dove io lavorare e i figli studiare. E mi creda che, sebbene le sembri poca cosa, per avere un ampio bilocale a prezzo di mercato, 600 euro, ho lasciato Milano per Como.

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Tornerebbe a vivere a Milano?

Mai. A Milano, come Parigi e Londra, per vivere bene devi avere tanti soldi, chi ne ha pochi vive male, e non è solo un discorso di casa, ma di qualità della vita. A Milano, lo stesso appartamento in cui vivo a Como, dove lo trovi? In quartieri in sofferenza, dove welfare e qualità della vita sono infimi. Una madre sola con figli preadolescenti non ce la può fare. Io ho fatto un calcolo lucido: con il mio budget, dove vai a finire a vivere? In quale quartiere? I miei figli posso lasciarli a lungo da soli? Possono andare a scuola da soli? La risposta è no.

Immagini di avere di fronte un rappresentante del Governo, cosa gli direbbe?

Siete stati superficiali. In Italia puoi serenamente decidere di sparire, per sottratti ai tuoi doveri, o perché non ce la fai a vivere, e ‘puff', sparisci. Sono cose normali, io non mi sento nemmeno tra le più sfortunate. Tanta gente vi è scomparsa sotto il naso, e ve ne accorgerete solo dopo.

È arrabbiata con lo Stato. 

Da mesi mi si dice di stare a casa, e io mi attengo. Lo stesso Stato che a me non dà niente, né ha fatto niente per rimediare all'insolvenza del padre dei miei figli, che da quasi due anni non versa un solo centesimo alla loro sussistenza, ora mi dice di stare a casa, senza domandarsi com'è la mia casa, senza darmi alternativa.

Ha scaricato l'app Immuni?

Io immuni non lo scaricherò mai. O tu mi fai il tampone adesso e mi dai quei 20-40 gg di ammortizzatori economici in cui non posso lavorare o io non voglio sapere se sono positiva o no. È la cosa più egoista e più brutta del mondo, ma è così, se io non lavoro i miei figli cosa mangiano a colazione? Io dallo Stato italiano non ho preso un centesimo, sono fuori, invisibile. Bene, preferisco continuare a esserlo, ma lavorare. Non ho ereditato la casa, non ho niente, vivo di quello che guadagno, e non mi sento una sconfitta dalla vita. I miei figli sono sereni, in salute, con un po' di sforzi e fortuna li manderò in università.

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