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Cede l’insegna Generali: “Tragedia sfiorata. Troppo caldo, con il cambiamento climatico bisogna ripensare le costruzioni”

Gianpaolo Rosati, docente di Ingegneria Civile (Polimi) sul cedimento della torre Generali a CityLife, Milano: “Troppo caldo, le aste esposte al sole ormai possono arrivare anche a 70 gradi di temperatura. Il progettista deve fare sempre più i conti con gli effetti del cambiamento climatico”
Intervista a
Gianpaolo Rosati, Professore Ordinario Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Milano
A cura di Francesca Del Boca
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Il cedimento dell'insegna Generali, che svetta in cima alla Torre Hadid con i 192 metri d'altezza (177 dell'edificio più i 15 della scritta) è avvenuto all'alba di lunedì 30 giugno. Uno dei simboli delle tre torri di CityLife, quartiere avveniristico di Milano progettato dalle archistar Arata Isozaki, Daniel Libeskind e Zaha Adid, che oggi è collassato su sé stesso: l'insegna si sarebbe staccata per una rottura nel reticolato di tubi che la sostiene, per cause ancora tutte da accertare. "Ma il sospetto è che le alte temperature di questi giorni abbiano contribuito a far collassare i supporti dell'insegna", spiega oggi a Fanpage.it Gianpaolo Rosati, Professore Ordinario di Ingegneria Strutturale al Politecnico di Milano. "Un fenomeno non certo straordinario. Quello del caldo estremo è ormai un dato di fatto con cui si dovranno sempre di più fare i conti, a rischio c'è l'incolumità delle persone".

Gianpaolo Rosati
Gianpaolo Rosati

Quali possono essere le cause più probabili di un cedimento come questo?

L'insegna è una struttura aggiunta all'edificio, con un peso di decine e decine di tonnellate retto da una struttura reticolare spaziale in acciaio, composta da elementi tesi e compressi. Una struttura all'aperto, esposta completamente all'ambiente. Di solito l'azione determinante è il vento, per questo si fanno delle prove apposite nella cosiddetta galleria del vento. Il fatto, però, è che qui di vento non ce n'era. E non ce n'era stato.

E quindi?

In questa struttura esposta all'aperto abbiamo zone alternativamente esposte all'ombra o al sole. Cosa succede, in questi casi? Che le aste, fissate tra di loro, interagiscono potenzialmente anche in modo negativo tra loro: se impedisco a una di queste aste di allungarsi, come succede quando si riscalda un corpo, nascono all'interno gli sforzi. Questi sforzi, che vanno a sovrapporsi a quelli dovuti al peso dell'insegna, si sommano e possono uscire dai limiti. Se escono dai limiti della compressione, così, diventa abbastanza pericoloso: si può generare un fenomeno di instabilità per carico di punta, una modalità di collasso assai rischiosa. Se è successo questo (ovvero se nelle aste inferiori compresse si è sovrapposta un'ulteriore compressione), dovremmo vedere l'insegna scendere giù, afflosciarsi sul tetto dell'edificio, come del resto è accaduto.

Un errore progettuale?

No, non necessariamente. Dobbiamo considerare che la normativa prevede di inserire una variazione termica nelle strutture. Questa variazione, però, potrebbe forse non essere adeguata agli ormai evidenti cambiamenti climatici.

Può essere stato il caldo di questi giorni, in cui le temperature massime ormai da settimane si aggirano intorno ai 35 gradi?

Sì, è molto probabile. Le parti della struttura esposte al sole ormai possono arrivare anche a 60, 70 gradi di temperatura, mentre un'asta all'ombra può mantenere una temperatura di 30 gradi. Ci sono così 30/40 gradi di differenza tra le parti: c'è un'asta che vuole a tutti i costi allungarsi, e un'altra che non glielo permettere. Questo genera uno sforzo insostenibile per la struttura. Poi sì, magari ci possono essere errori di altro tipo.

Ad esempio?

Magari legati al montaggio… ma, in ogni caso, dobbiamo purtroppo fare sempre più i conti con i nuovi effetti dovuti al cambiamento climatico, che costringono il progettista a tener conto anche di maggiori variazioni di temperatura. Mai dimenticare le possibili situazioni critiche.

Ci sono stati casi simili, di strutture che hanno ceduto per motivazioni di questo tipo?

È successo a Chicago, negli Stati Uniti, un grattacielo di 183 metri tutto dipinto di rosso, costruito con colonne e travi trasversali. In quel caso avevano posizionato le vetrate all'interno di questi telai, incassandole profondamente nella struttura e generando così una marcata differenza di esposizione tra le varie zone del vetro: quando erano illuminati dal sole non si riscaldavano tutti uniformemente, perché la cornice intorno restava in ombra. Risultato: le vetrate si sono spaccate e cadute sulla strada, con conseguenze drammatiche sui passanti (la morte di una passante che camminava sul marciapiede con la figlia di tre anni, ndr).

Potevano esserci anche in questo caso? È stata una tragedia sfiorata? 

Assolutamente sì. Se una parte dell'insegna cade, è come buttare giù un'automobile da 190 metri d'altezza: una bomba. Se ci fosse molto vento, poi, potrebbe anche essere scagliata a centinaia di metri di distanza. Molti pensano: un'insegna, una vetrata, sono elementi secondari. Però, come vediamo, possono avere pesantissime ripercussioni sull'incolumità delle persone. Vanno analizzate con tutte le criticità e verifiche di sicurezza del caso. E analizzare carichi termici, effetti della temperatura, alla luce di quello che sta succedendo.

Ci possono essere altre questioni?

Forse la forma dell'insegna un po' piegata ai canoni estetici dell'edificio, che prosegue il "taglio" della torre. Questo significa che, per via di questa cesura, dal punto di vista del supporto la struttura portante dell'insegna è separata in due parti per via di questa cesura. Non so, insomma, se piegare sempre gli aspetti strutturali a quelli estetici sia una buona idea.

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