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Archiviato il caso Igor Maj, il 14enne morto per soffocamento a causa della “Blackout challenge”

È stata archiviata l’inchiesta per istigazione al suicidio in relazione alla morte di Igor Maj, il ragazzo di 14 anni trovato morto impiccato nella sua stanza il 6 settembre del 2018 a Milano. Il giovane era rimasto coinvolto nella “Blackout challenge”, una sfida online pericolosissima che può portare, come purtroppo è successo a Igor, al decesso.
A cura di Filippo M. Capra
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Il giudice per le indagini preliminari di Milano Sofia Fioretta ha accolta la richiesta del pubblico ministero Cristian Barilli archiviando l'inchiesta per istigazione al suicidio a seguito della morte nel settembre del 2018 di Igor Maj, il 14enne trovato impiccato nella sua camera. Ai tempi si pensava che Igor fosse morto per seguire un "gioco" lanciato online su alcune piattaforme che imponeva cinque sfide molto pericolose per la propria salute.

Come riportato dall'Ansa, dalle carte del decreto firmato dalla gip Fioretta, si legge che la vicenda, che in questo caso "pure può rappresentare momento di riflessione e confronto", non emergono "violazioni di norme di cautela, da parte degli indagati". Tra questi vi era anche il giovane che aveva caricato online il video, poi seguito da Igor, la cui applicazione l'ha portato al decesso. Dunque, la mancata presenza delle violazioni delle norme di cautela "direttamente riconducibili al tragico epilogo" hanno portato all'archiviazione pure a YouTube, del gruppo Google, in quanto non è "possibile ascrivere" alla società "alcun illecito amministrativo". La sfida dopo la quale Igor ha perso la vita seguirebbe l'auto-soffocamento ed è stata rinominata "blackout". Il giovane stava guardando il video poco prima di morire.

L'archiviazione dell'inchiesta era stata richiesta dal pm nel novembre scorso in quanto la Procura non ha individuato responsabilità penali in relazione al decesso di Igor Maj. Il video era immediatamente stato oscurato subito dopo la morte del ragazzo con un decreto di sequestro d'urgenza. Ai tempi del ritrovamento del cadavere, subito si era pensato al suicidio anche se successivamente gli inquirenti hanno preso in considerazione l'ipotesi di reato, una volta scoperto che il ragazzo era stato coinvolto nella cosiddetta "blackout challenge".

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