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Migranti, Trenta: “C’è il rischio che arrivino jihadisti, per questo dobbiamo aiutare la Libia”

Di ritorno dalla sua visita la ministra della Difesa ha spiegato perché per il governo italiano è necessario collaborare con un governo libico stabile: “L’immigrazione incontrollata ed il terrorismo sono facce della stessa medaglia: c’è il rischio che attraverso l’immigrazione incontrollata arrivino jihadisti”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La ministra della Difesa Elisabetta Trenta ha incontrato in Libia il premier Fayez al Serraj e il ministro della Difesa Najim Owida: "L'immigrazione incontrollata ed il terrorismo sono facce della stessa medaglia: c'è il rischio che attraverso l'immigrazione incontrollata arrivino jihadisti e per questo daremo ai libici ogni appoggio richiesto che possa aumentare la loro capacità operativa", ha dichiarato durante una conferenza stampa all'aeroporto di Ciampino, di ritorno dal viaggio a Tripoli e Misurata, accompagnata dal capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano. Una visita che segue di pochi giorni quelle dei colleghi Matteo Salvini ed Enzo Moavero Milanesi nel Paese nordafricano.

Il percorso di normalizzazione della Libia è ancora lungo: "Oggi ho incontrato il Governo legittimato dall'Onu ma serve un processo inclusivo e significa che per arrivare alla stabilizzazione della Libia tutti i soggetti devono entrare nel processo. Ecco perché in un secondo tempo cercherò di incontrare anche il generale Haftar", ha detto la ministra. A proposito delle pressioni del governo francese per far tenere le elezioni in Libia nel prossimo dicembre, obiettivo stabilito nel vertice di Parigi dello scorso maggio, ha spiegato: "L'Italia è vicina alla Libia, non davanti e la aiuteremo a non rimanere vittima delle ingerenze che arrivano dall'esterno. Servono tre azioni: riconciliazione, recupero della sicurezza e lavoro sul piano politico. Non crediamo che un'accelerazione sul processo elettorale possa portare stabilità se non è accompagnata dagli altri due fattori".

Poi, commentando il rinvio di una missione italiana a Ghat, nel Sud della Libia, che avrebbe dovuto svolgersi una ventina di giorni fa, ha aggiunto: "La collaborazione ai confini Sud della Libia ci è stata richiesta ed è nostro interesse farla. Cercheremo di organizzare una missione di ricognizione, ma siamo stati vittime di fake news, di notizie date da gruppi contrari alla stabilizzazione". 

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