I marò non rischiano la pena di morte, lo assicura (di nuovo) il governo indiano

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non rischiano la pena di morte in India. A tranquillizzare nuovamente l’Italia è il Governo indiano tramite il ministro degli Esteri di New Delhi Salman Khurshid. Secondo quanto dichiarato dal ministro e riportato dalla tv Cnn-Ibn, il caso dei marò in India perché accusati di aver ucciso due pescatori “non rientra nei casi in cui si può applicare la pena di morte”. Il ministro degli Esteri ha fatto sapere di aver spiegato il punto di vista del ministero al ministro degli Interni che ha “l’ultima parola” sul caso.  Le dichiarazioni riguardanti il destino dei due italiani sarebbero state rilasciate al termine di un incontro avvenuto stamani tra Khurshid e i ministri degli Interni, Sushil Kumar Shinde, e della Giustizia indiani, Kapil Sibal.

De Mistura: “Pena di morte esclusa da tempo” – La Nia aveva chiesto al ministero degli Interni “l'autorizzazione a procedere contro i due militari italiani in base a una speciale legge marittima”, spiega l'emittente Cnn Ibn  riferendosi al “Sua Act”, una legge del 2008 che prevede la pena di morte in caso di omicidio e quindi viola la garanzia data all’Italia dal governo indiano quando i marò sono tornati dalla licenza elettorale. “La questione della pena di morte applicabile ai marò è già da tempo totalmente esclusa, sia da passate dichiarazioni del ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid, sia da prese di posizione al riguardo nel Parlamento di Delhi”: questo quanto dichiarato all’Ansa da Staffan de Mistura, che si trova in India per seguire da vicino i marò. Intanto ieri è stata rinviata al 30 gennaio un’udienza che era prevista al Patiala House di Nuova Delhi.