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L’Onu avvisa: la Costa d’Avorio è sull’orlo di una guerra civile

L’ONU preoccupato per la situazione nella Costa d’Avorio. Dopo che il presidente uscente Gbagbo ha rifiutato a novembre il risultato delle elezioni, si moltiplicano le violenze ed il paese è sull’orlo di una guerra civile.
A cura di Cristian Basile
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costa d'avorio proteste

Quanti sono i dittatori africani? Molti, e se dopo la caduta di Ben Ali, le dimissioni di Mubarak e la rivolta libica contro Gheddafi ne contiamo qualcuno in meno, ancora sono in tanti che, spesso approfittando della compiacenza occidentale, sono al potere nei loro paesi dilaniati dalla povertà e dalla corruzione. L'escalation di violenze in Costa d'Avorio torna ad allarmare la comunità internazionale davanti al rischio concreto di una guerra civile. Ieri le forze di sicurezza hanno ucciso sette donne che manifestavano a Abiyan, la città più importante del paese, per chiedere le dimissioni del presidente del paese, Laurent Gbagbo. La comunità internazionale ha espresso la sua preoccupazione davanti alle violenze che si sono registrate negli ultimi giorni nel paese, dove ci sono stati molti attacchi alla popolazione civile e duranti i quali sono morte decine di donne.

Il Consiglio di Siucrezza dell'ONU ha dichiarato che il rischio di una guerra civile nel paese è molto alto ed ha invitato il governanti del paese africano alla moderazione ed al dialogo per risolvere le divergenze e prevenire un bagno di sangue. Allo stesso modo, i 15 membri del consiglio, hanno condannato le minacce, gli atti di violenza,  e i tentativi di intralciare il lavoro dell'ONU nel paese da parte delle forze leali al presidente Gbagbo, attaccato dalla comunità internazionale dopo che ha rifiutato di lasciare il potere nonostante abbia perso le ultime elezioni del 28 novembre scorso.

Ieri intanto gli Stati Uniti hanno denunciato il "fallimento morale" del presidente uscente, denunciando che "le sue forze di sicurezza uccidono alle donne che manifestano mentre il suo paese è sull'orlo di una guerra civile". La lotta tra il presidente eletto Alassane Outtara e Gbagbo, che ha rifiutato il risultato elettorale, potrebbe sfociare presto in una guerra civile violentissima. La comunità internazionale considera Outtara il vincitore legittimo delle elezioni presidenziali mentre Gbagbo non vuole lasciare il potere forte dell'appoggio delle forze di sicurezza. Così Outtara ha formato il suo governo in un hotel della capitale, protetto dalle truppe delle Nazioni Unite.

Le controverse elezioni di novembre, che avrebbero dovuto riunire il paese dopo la guerra civile del 2002 e del 2007 tra il sud ed il nord, hanno costretto 70,000 persone a fuggire in Liberia. La settimana scorsa inoltre si sono registrati duri scontri tra le forze che appoggiano Gbangbo ed uomini armati che fanno chiamare "commando invisibile". Almeno 365 persone sarebbero morte dopo le elezioni e l'ambasciatore ivoriano presso l'ONU ha considerato insufficiente la dichiarazione del Consiglio di Sicurezza: "Stanno assassinando le persone per la loro etnia, uccidono gli straniere e chiunque si opponga a Gbagbo. E' inaccettabile" ha affermato il diplomatico che ha accusato il presidente uscente di "genocidio".

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