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Libia, Di Maio e Trenta sono d’accordo: i “porti chiusi” non bastano, servono misure vere

L’aggravarsi della crisi in Libia porta il Movimento 5 Stelle a riflettere sulla “linea” del ministro dell’Interno Matteo Salvini riguardo la gestione dei flussi di migranti. Luigi Di Maio: “Chiudere i porti funziona ora, ma di fronte a un intensificarsi della crisi non basterebbe, quindi bisogna prepararsi in modo più strutturato”.
A cura di Redazione
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L’aggravarsi della crisi libica, dove si intensificano gli scontri fra le milizie, le truppe fedeli al generale Haftar e quelle che fanno riferimento al governo di Serraj, potrebbe determinare una fase di grande instabilità anche per quel che concerne la gestione dei flussi migratori verso il nostro Paese, con migliaia di profughi che, stando ad alcuni report, sarebbero pronti a dirigersi verso le coste italiane. Ne sono consapevoli anche autorevoli esponenti del Movimento 5 Stelle e del governo Conte, che oggi scelgono di indirizzare un chiaro messaggio al ministro dell’Interno Matteo Salvini: di fronte a uno scenario di grande incertezza, la politica dei “porti chiusi” non basta, servono soluzioni migliori e più strutturate.

È lo stesso Luigi Di Maio a sottolinearlo, in una intervista a Emanuele Buzzi per il Corriere della Sera:

“C’è una crisi in corso, è vero. Il governo la sta monitorando giorno dopo giorno. L’obiettivo è garantire la sicurezza del nostro Paese e dell’area, delle aziende italiane e dei nostri militari che svolgono un lavoro straordinario a sostegno della popolazione locale. […] hiudere un porto è una misura occasionale, risultata efficace in alcuni casi quando abbiamo dovuto scuotere l’Ue, ma è pur sempre occasionale. Funziona ora, ma di fronte a un intensificarsi della crisi non basterebbe, quindi bisogna prepararsi in modo più strutturato, a livello europeo, nel rispetto del diritto internazionale. Occorre pianificare e prevenire, perché la sola reazione ha i suoi limiti”.

Con Salvini, aggiunge, c’è un dialogo costante, ma “sarebbe utile, indipendentemente dagli sviluppi in Libia, se convincessero Orbán e i suoi alleati in Europa ad accettare le quote di migranti che arrivano in Italia, visto che il sud Italia è frontiera europea”. E, in ogni caso, “la Libia non può essere trattata come un tema da campagna elettorale, la Libia è un interesse strategico del nostro Paese”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, intervenuta nel corso della trasmissione di Massimo Giannini su Radio Capital: “Non è utile usare certe occasioni per fare politica, in questi casi bisogna lavorare tutti nella stessa direzione per arrivare alla soluzione migliore […] Come pensiamo di poter gestire questo futuro con la chiusura dei porti? È impossibile, bisogna lavorare su una soluzione alternativa. Non sono quella che dice ‘apriamo a tutti', assolutamente no, però ragioniamo sul futuro perché prima o poi questo futuro ci sfugge di mano”.

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