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Libia, allarme terrorismo, Maitig: “400 uomini Isis potrebbero fuggire dalle nostre prigioni”

La Francia ha chiesto all’Italia di prorogare la chiusura delle frontiere per altri sei mesi, perché centinaia di terroristi islamici potrebbero arrivare dalla Libia. Timore confermato dal vicepresidente del Consiglio libico, Ahmed Maitig, che ha confermato: “Ci sono 400 terroristi dell’Isis a rischio fuga dalle prigioni”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il Viminale ha fatto sapere che la Francia ha chiesto ufficialmente di prorogare la chiusura delle frontiere con l'Italia per altri sei mesi per una "emergenza nazionale". Questa sarebbe legata ai centinaia di terroristi islamici che potrebbero arrivare in Italia a causa della guerra civile in Libia. Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha risposto subito con una direttiva, che non è altro che una stretta sulle ongProseguono intanto gli scontri nella zona intorno alla capitale: secondo le stime dell'Oms le vittime sono salite a 174 morti, e ci sarebbero e 756 feriti.

In mattinata sono scoppiati violenti combattimenti ad Ain Zara, un piccolo centro a 15 chilometri a Sud-Est di Tripoli. Proprio in questa area si è registrata nei giorni scorsi l'avanzata delle milizie di Khalifa Haftar. Le truppe della Libyan National Army del Generale si stanno ritirando lungo l'asse Sud-occidentale, dove i Katiba, fedeli al governo ufficiale di Fayez al Sarraj, sono avanzati di altri 5 chilometri verso Sud e avvicinano ad Aziziya, bastione di delle truppe di Haftar.

Il vicepresidente del Consiglio presidenziale libico, Ahmed Maitig, ha incontrato il vicepremier Salvini, rinnovandogli la richiesta di un appoggio italiano al governo di unità nazionale e sottolineando la necessità che si faccia pressione su quegli interlocutori internazionali che hanno sostenuto il generale Haftar. Il vicepresidente ha ricordato poi che l'attacco del Generale Khalifa Haftar, dalla marcia verso Tripoli di due settimane fa al bombardamento dell'aeroporto di Mitiga, finora ha provocato "18mila sfollati da Tripoli, oltre cento morti, tra cui decine di civili, e cinquecento feriti". Mentre "in città la vita scorre normalmente – ha continuato Maitig – a Sud della capitale le milizie di Haftar continuano a lanciare bombe pesanti, effettuare raid, utilizzare ragazzini come combattenti".

Maitig durante un incontro con la stampa estera a Roma, ha sottolineato il rischio crescente che, con l'offensiva delle milizie ribelli in corso, le frontiere libiche non siano più controllate, con "centinaia di migliaia di migranti che potranno raggiungere facilmente le coste europee, compresi i 400 prigionieri dell'Isis detenuti tra Tripoli e Misurata" che potrebbero fuggire approfittando del caos. "Sta arrivando molta gente", ha detto il vicepresidente, parlando di una vera e propria "crisi umanitaria che non potrà che peggiorare". Infatti, secondo Maitig, "tutti vogliono una Libia in pace e democratica, tutti i nostri partner ci supportano, dall'Italia alla Francia, con il presidente Macron che – ha puntualizzato ancora Maitig – comprende la situazione di crisi in corso".

Nel frattempo "Siamo in grado in difendere Tripoli e siamo determinati a farlo, e rispediremo le milizie di Haftar da dove sono venute – ha continuato il vicepresidente del Consiglio libico – dopo 13 giorni dall'inizio dell'offensiva di Haftar verso la capitale la nostra situazione è molto migliorata, siamo tutti uniti a ovest, da Tripoli a Misurata, da Zintan a Zawia". Maitig ha avvertito le truppe ribelli: "Non ci può essere un'altra dittatura militare in Libia, il popolo vuole elezioni, democrazia, non c'è una guerra tra Est e Ovest, è sbagliato, non c'è divisione nel Paese. La guerra è di una sola persona, il Generale Haftar".

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