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Le pensioni minime potrebbero passare da 650 a 1000 euro al mese

La proposta è stata avanzata dal consigliere economico di Palazzo Chigi, Stefano Patriarca: “Il piano prevede un minimo previdenziale, come nel sistema retributivo, pari a 650 euro al mese per chi ha 20 anni di contributi, che aumenta di 30 euro per ogni anno in più, fino a un massimo di mille euro, equivalenti a 35 anni di versamenti”.
A cura di Charlotte Matteini
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Pensioni minime a 650 euro mensili per i giovani che lasceranno il lavoro a partire dal 2030 a seguire. É la proposta avanzata dal consigliere economica Stefano Patriarca pochi giorni fa. Stando alle prime informazioni, Patriarca vorrebbe realizzare una sorta di fondo di solidarietà finanziato attraverso prelievi da redditi e pensioni alte, in modo tale da riequilibrare la sperequazione contributiva tra le vecchie e le nuove generazioni. Complici le modificazioni demografiche intervenute nel corso degli ultimi decenni e le storture di un sistema pensionistico a ripartizione e fondato sul cosiddetto "patto intergenerazionale", i cosiddetti "Millennials", infatti, ovvero i nati tra gli anni '80 e il 2000, rischiano di arrivare al compimento dell'età pensionabile stabilita senza aver capitalizzato un'adeguata rendita pensionistica.

Molteplici gli allarmi lanciati nel corso degli ultimi anni dal presidente dell'Inps Tito Boeri, che più volte ha avvertito la classe politica del rischio povertà per i futuri pensionati nati dagli anni '80 in poi. Nel tentativo di porre rimedio a questa situazione, dunque, il Partito Democratico e il governo Gentiloni starebbero studiando un piano. In che cosa consiste questo nuovo piano? È presto detto: nell'innalzamento delle pensioni minime. "Il piano prevede un minimo previdenziale, come nel sistema retributivo, pari a 650 euro al mese per chi ha 20 anni di contributi, che aumenta di 30 euro per ogni anno in più, fino a un massimo di mille euro, equivalenti a 35 anni di versamenti", ha spiegato Stefano Patriarca.

In sostanza, dunque, la proposta del consigliere di Palazzo Chigi mira a "modificare i parametri che legano l’uscita all’importo e pensare a un sistema di redditi ponte" attraverso l’Ape sociale, quello volontario e la previdenza integrativa. La riforma punta a "gestire l’innalzamento dell’età, flessibilizzando e differenziando. Senza contare che occorre riflettere su un fondo di solidarietà per il sostegno alle basse contribuzioni".  L’introduzione dell’integrazione a un minimo previdenziale come nel retributivo, inoltre, determinerebbe un tasso di sostituzione per una carriera piena (40 anni di contributi) pari al 65% della retribuzione media netta.

I sindacati Cisl e Uil si sono detti soddisfatti della proposta, mentre il segretario della Cgil Susanna Camusso ha sostenuto che in questo momento la priorità dovrebbe essere il blocco dell'aumento dell'età pensionabile. “Il Pd farà una proposta, che studieremo e approfondiremo, sulla pensione di garanzia per i giovani, con un reddito minimo e per rivedere il meccanismo di adeguamento automatico dell’età pensionabile”, ha evidenziato Tommaso Nannicini, ex sottosegretario del governo Renzi e attuale componente della segreteria del Partito Democratico.

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