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La Spider-Woman di Manara non piace agli americani (solo a quelli ipocriti)

La variant cover di Milo Manara attrae un mare di polemiche: una blogger lo accusa di aver sbagliato le proporzioni, il Time lo bolla come “un lavoro terribile” che offende l’universo femminile. Ma le accuse al Maestro sono ingiuste e tendenziose.
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La Marvel Comics è pronta alla sua più grande rivoluzione. Una riqualificazione dell'universo femminile che passa dal grande annuncio del passaggio di consegne del Mjolnir, il martello di Thor, da un uomo a una donna, fino al lancio di una nuova serie tutta dedicata a Spider-Woman. Come si conviene per i grandi eventi, il numero 1 avrà una variant cover che, come ormai saprete visto il mare di polemiche, è stata affidata a Milo Manara. Ed eccola qua:

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Posto che questo non sarà certo il miglior disegno del creatore di H.P. (gusto personale, non siamo qui a pretendere di dare lezioni di fumetto) risulta però essere un lavoro in linea con quello che è il tratto del Maestro Manara. Si, Maestro. Perché negli Usa in queste ore, a mezzo stampa, Manara viene trattato come un pivellino qualsiasi. Su "The Mary Sue", popolarissimo blog che spazia a tutto tondo dal fumetto alla pop culture, c'è tale Karine Charlebois (nota per "Gargoyles" e i tumblr-fighi-dei-giovani-d'oggi) che punta il dito sul fumettista italiano, accusandolo di aver plagiato se stesso (è in parte vero, la posa di Spider-Woman ci ricorda molto "Il gioco") e di aver sbagliato le proporzioni. Così, l'affronto: ridisegna sulla stessa tavola quella che sarebbe dovuta essere la giusta postura della supereroina.

Trovo ingiusto e tendenzioso attaccare Manara e la Marvel per questa "variant cover", addirittura il Time si chiede se sia il caso o meno di perdonare la casa americana per questa "copertina terribile". Se i propositi della Marvel erano quelli di emancipare l'universo femminile, come osserva anche Gianmaria Tammaro su Best Movie, forse era il caso di contattare qualcun altro per una "variant cover" del primo numero della testata tutta dedicata a Jessica Drew. La sensazione è che la casa (in crisi di idee e vendite, non lo scopriamo certo ora) non avrebbe avuto tutto questo battage senza questo tipo di lavoro affidato ad un artista che, per quanto ne possano dire gli americani, ad occhi chiusi disegna meglio di cento Karine Charlebois.

ps. Sul tema sono intervenuti, con grandissima efficacia e capacità di sintesi, il collettivo PeeShow. Non vorrei che ve la perdeste.

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