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La manovra economica vale 24 miliardi. Il momento è drammatico per Monti

La manovra vale sempre di più. Ieri Monti ha incontrato le forze politiche che hanno espresso preoccupazione sulle misure da adottare per raggiungere il pareggio di bilancio; oggi è toccato ai sindacati. Forse già stasera il Consiglio dei ministri perché «dobbiamo agire in tempi stretti».
A cura di Biagio Chiariello
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Palazzo Chigi - Mario Monti illustra la manovra economica alle parti sociali

La manovra vale in tutto 24 miliardi al lordo della delega fiscale. Lo ha riferito Mario Monti al termine della riunione con le forze politiche ieri, a palazzo Chigi. Il premier ha riaffermato che si tratterà di una serie di provvedimenti all'insegna di "rigore, equità e sviluppo" e che ci saranno interventi strutturali in diversi campi. Monti non si è sbilanciato tanto nelle anticipazioni, facendo intendere però che a sacrificarsi saranno tutti gli italiani. L'obiettivo dichiarato è quello di raggiungere il pareggio di bilancio entro due anni (forse anche uno solo, con le nuove misure), per rimanere in Europa e anche per salvare l'euro. E' chiaro che non sarà facile. «Il momento è serio», in qualche modo «drammatico»: i mercati non aspetteranno ancora e «in ballo non c'è solo il futuro dell'Italia ma dell'intera Europa».

Il Presidente del Consiglio però precisa che la manovra non toccherà il mercato del lavoro, «settore nel quale è più essenziale la concertazione. Un po' meno la previdenza, un po' meno ancora la politica economica». Quindi, aggiunge Monti, «su questo tema specifico ci sarà dialogo intenso». Infatti, avrebbe spiegato oggi Monti alle parti sociali, non è stata possibile una concertazione anche perché «dobbiamo agire in tempi stretti». Tanto che in queste ore si vocifera che il Consiglio dei ministri possa essere anticipato già a stasera.

Tra gli obiettivi principali della manovra quello di «alleviare il cuneo fiscale» sul lavoro, di intensificare la lotta all'evasione fiscale e di abbattere i costi della politica a partire proprio del governo.

Stretta sulle pensioni

Per quanto riguarda le pensioni, il ministro del Welfare, Elsa Fornero, oggi protagonista di un curioso siparietto a Palazzo Chigi, avrebbe detto che gli anni di contributi minimi per uscire dal lavoro, a prescindere dall’età anagrafica, saranno innalzati a 42 per gli uomini e 41 per le donne. Saranno abolite le cosiddette finestre mobili: così le donne andranno in pensione a 66 anni nel 2018 (lo stesso dicasi per gli uomini), mentre sarà prevista una fascia flessibile di uscita dal lavoro dal 2012 tra i 63 e i 70 anni con penalizzazioni e incentivi. Per gli uomini la fascia di flessibilità di uscita sarà tra i 65 e i 70 anni.

Preoccupazione tra i partiti

Polemico sul nodo pensioni il Governatore leghista del Piemonte, Roberto Cota, «perché toccare le pensioni vuol dire toccare i diritti della gente che ha lavorato una vita». Per Bonanni «è troppo veloce il passaggio al contributivo e l'innalzamento dell'età. Le due cose ora si sommano e non è una modifica reggibile».

Nei confronti dell' ipotesi, vociferata ma poi stralciata, di aumentare anche le aliquote del 41% e del 43%, che scattano rispettivamente a 55mila e a 75mila euro di reddito, si sono concentrate la maggior parte delle critiche. A spazzarle vie sono state le dichiarazioni del capogruppo del Senato Maurizio Gasparri: «Non ci sarà nessun aumento dell'aliquota Irpef del 41%», ha detto alla trasmissione di Nicola Porro e Luca Telese. «Non ci sarà un aumento dell'Irpef per chi è nella fascia di reddito superiore ai 55mila euro».

Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, in conferenza stampa, a margine dell’incontro col premier ha dichiarato che per quanto concerne l’evasione fiscale «le misure ipotizzate e che abbiamo letto e percepito secondo noi non sono sufficienti alla bisogna e abbiamo avanzato una serie di proposta».

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