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La Cgil indice lo sciopero e allunga il ponte dell’Immacolata: e quindi?

La Cgil convoca lo sciopero generale per il 5 dicembre. E partono, le solite immancabili polemiche sullo “sciopero-ponte” dell’Immacolata…
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Era tutto sommato facilmente prevedibile che la proposta della segreteria della Cgil di indire lo sciopero generale di 8 ore avrebbe fatto discutere e scatenato enormi polemiche. Certo, direte voi, è più che giustificata la discussione nel momento in cui il più grande sindacato italiano decide di adottare la massima forma di protesta contro la riforma del lavoro, peraltro impostata da un Governo “teoricamente” amico. E poi, aggiungerete, l’ultima volta che si è giunti allo sciopero generale è stato nell’aprile del 2002 (e prima ancora addirittura nel 1982 per difendere la scala mobile), al Governo vi era Silvio Berlusconi e in gioco vi erano la delega sull’articolo 18, la riforma delle pensioni e “l’attacco” allo stato sociale.

E però, proprio per proseguire nella continuità del surreale dibattito politico delle ultime settimane, il problema non sembra essere lo sciopero in sé, né i motivi che lo hanno determinato, bensì la data scelta, il 5 dicembre. Si tratta infatti del venerdì che precede il “ponte” dell’Immacolata e il collegamento è stato immediato, automatico: la Cgil vuole regalare ai lavoratori un ponte di 4 giorni. Una teoria che è stata subito sposata da un fronte composito, che va dalla componente renziana del Partito Democratico all'opposizione parlamentare, passando per commentatori più o meno vicini al Governo, fino ad arrivare agli "storici" oppositori del sindacato:

Ora, premettendo che in ogni caso un lavoratore che aderisce allo sciopero ci rimette di tasca sua, varrebbe la pena di domandarsi fino a che punto si può ridurre in questi termini la discussione di merito sullo sciopero indetto dalla Cgil. Di domandarsi cioè fino a che punto è accettabile considerare la decisione di un singolo lavoratore di astenersi dal lavoro non come un atto di protesta contro una riforma che magari ritiene ingiusta, ma come un modo per evitare una giornata di fatica. Di interrogarsi sulla correttezza di una visione che paragona i lavoratori a degli studenti che vogliono marinare la scuola, chi lotta per i diritti a chi vuole solo guadagnare qualche ora di riposo.

Si dirà: ma con tante date la Cgil doveva scegliere proprio il 5 dicembre? E ancora: ma possibile che la Camusso non avesse pensato a critiche di questo tipo? Ecco, oltre a ribadire che la scelta della data non dovrebbe condizionare la discussione di merito, si potrebbe fare una considerazione del tutto opposta. Perché quand'anche la scelta della Cgil avesse come obiettivo quello di "convincere" più italiani possibile a scioperare "prospettando" l'idea del "ponte lungo" (e non è detto che sia così), non capiremmo quale sarebbe il problema: nel braccio di ferro con Governo e Confindustria su un complesso di misure che si ritiene "drammatico ed esiziale" per i lavoratori, il Sindacato lotta con le armi che ha e che non sono nemmeno paragonabili a quelle dell'esecutivo o del Presidente del Consiglio (che, del resto, di date scelte "strategicamente" è tra i massimi esperti). Insomma, ove mai il boicottaggio del Jobs Act passasse per un "ponte lungo", quale sarebbe "effettivamente" la colpa del Sindacato? E davvero ve la sentite di accanirvi contro quei lavoratori che godranno di un giorno in più di "ponte", oltretutto pagando?

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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