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L’Isis vende le donne su Facebook: “Schiave sessuali a otto mila dollari”

Nuova frontiera nell’uso del social media da parte dell’Isis: adesso i jihadisti commerciano online le donne rapite. Un foreign fighter tedesco offriva per otto mila dollari due donne come fossero schiave.
A cura di Mirko Bellis
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Isis donna in vendita su Facebook

Lo Stato islamico mette in vendita su Facebook schiave sessuali per otto mila dollari. A rivelare l’ultimo affronto alla dignità umana è stato il Washington Post basandosi su un rapporto del Middle East Media Research Institute (Memri), un istituto che si occupa di monitorare la galassia jihadista. Secondo quanto è emerso, Abu Assad Almani, un combattente dell’Isis di origine tedesca (Almani significa appunto “il tedesco”), ha pubblicato sulla sua pagina Facebook le foto di alcune donne rapite dall'Isis offrendole come schiave.

"Per i fratelli che pensano di acquistare una schiava, questa costa 8.000 dollari" si legge in un post datato 20 maggio sull'account del foreign fighter che si suppone essere a Raqqa, in Siria. L'annuncio è accompagnato da una foto in cui appare una donna con il velo.Un secondo messaggio, sempre di Almani, riguarda una seconda giovane donna dal viso pallido e con gli occhi arrossati, anche lei in vendita per 8.000 dollari.

Schiava sessuale isis in vendita su Facebook

Il linguaggio usato da Almani è sprezzante: nel post che accompagna la foto scrive: “Un’altra sabiyah (schiava), per circa 8.000 dollari. Sì o no?”. E a chi gli scrive per sapere se le donne hanno particolari qualità e cosa giustifichi questa cifra, l’estremista risponde che il prezzo è determinato dall'offerta e dalla domanda. Nei suoi messaggi, Almani invita i suoi amici a “sposarsi” e trasferirsi nel territorio controllato dall'Isis fra Iraq e Siria.

La notizia del Washington Post getta un po’ di luce sulla sorte delle centinaia di donne sequestrate durante l’offensiva dagli estremisti islamici in Iraq e Siria. Quando nell'agosto del 2014 conquistarono la città di Sinjar, massacrando uomini e bambini, i miliziani dell’Isis rapirono moltissime donne, molte delle quali usate come schiave sessuali.  Secondo alcune stime, potrebbero essere 1.800 le donne catturate degli uomini di Al Baghdadi.

Le immagini e il profilo di Almani sono stati cancellati da Facebook in poche ore, secondo il Washington Post. Ma i post evidenziano comunque la nuova frontiera dell’uso del social network da parte dell'Isis. Da tempo infatti diversi account Facebook e Twitter vengono utilizzati per diffondere la propaganda jihadista e recentemente è stato scoperto anche un mercato online delle armi finite nelle mani dei terroristi.

Resta ancora da chiarire se Almani stesse offrendo le donne per sé o per conto di altri combattenti. A preoccupare resta la situazione in cui versano le donne in mano agli estremisti islamici. Gli analisti temono che la vendita delle schiave sessuali rappresenti un mercato molto florido usato dai terroristi per potersi finanziare soprattutto in un momento in cui le casse dello Stato islamico sarebbero sempre più vuote. Il Califfato è in difficoltà e quasi un quarto del territorio controllato è andato perduto grazie alle offensive condotte contro di loro sia in Siria sia in Iraq. Non sorprende quindi che l'offerta delle donne fosse esplicitamente rivolta agli stranieri, con inviti a raggiungere il Medio Oriente e ottenere come ricompensa anche le schiave sessuali. In molti casi, purtroppo, anche minorenni.

L’anno scorso, le Nazioni Unite hanno ottenuto una copia del “listino del sesso” dello Stato Islamico. I combattenti jihadisti potevano comprarsi bambini di età compresa tra 1 e 9 anni per circa 165 dollari, le adolescenti per 124; le donne sopra i 40 anni, invece, avevano un prezzo minimo di 41 dollari. "Le ragazze vengono vendute come fossero barili di petrolio”, ha affermato Zainab Bangura, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la violenza sessuale nei conflitti. "Una ragazza può essere venduta e riacquistata anche da cinque o sei uomini diversi. A volte questi combattenti chiedono alle famiglie delle ragazze migliaia di dollari di riscatto". Circostanze queste confermate dai racconti delle donne che sono riuscite a scappare dai loro rapitori. Amiya Aji Bashar, una schiava sessuale riuscita a fuggire dalle mani dell’Isis ha raccontato come, dopo essere stata condotta a Raqqa, è stata venduta a vari uomini che l’hanno tenuta segregata, picchiandola e obbligandola anche a fabbricare autobombe e cinture esplosive. Come l’altra drammatica testimonianza di Nadia Murad, la giovane donna irachena yazida che ha raccontato davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la sua terribile vicenda come schiava del sesso dopo che gli estremisti islamici avevano massacrato tutta la sua famiglia e distrutto il suo villaggio.

"Abbiamo visto qualsiasi tipo di brutalità da parte dell’Isis, ma ciò che i jihadisti stanno facendo negli ultimi due anni supera tutto il male possibile”, ha detto al Washington Post, Steven Stalinsky, direttore del Memri. “La vendita di schiave sessuali sui social media è solo l'ultimo esempio della barbarie a cui sono giunti”, ha concluso.

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