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L’incubo di Adriana, la trans senza documenti rinchiusa nel reparto uomini del Cie

La 34enne brasiliana è da 17 anni in Italia ma ha perso il lavoro e quindi anche il permesso di soggiorno. Rinchiusa nel Cie di brindisi ma messa nel reparto maschi con centinaia di uomini: “Molti sono ostili, ho paura”
A cura di Antonio Palma
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Era arrivata in Italia ben 17 anni fa per lavoro ma dopo anni passati a fare la cameriera con un contratto regolare, ha perso la sua occupazione e di conseguenza anche il permesso di soggiorno, diventando una irregolare. Per questo quando è stata fermata senza documenti  dagli agenti di polizia è stata identificata e poi trasportata in uno dei principali Cie italiani, il Centro per l'identificazione e l'espulsione dei migranti irregolari di Brindisi. Qui però per lei è iniziato un incubo, Adriana infatti è una trans brasiliana di 34 anni dall'aspetto femminile ma senza documenti a comprovare la sua identità sessuale e per questo è finita rinchiusa nel reparto maschile del Cie di Brindisi tra centinaia di uomini.

La sua situazione è stata denunciata dal Mit (movimento identità transessuale) e da Sinistra Italiana che, lunedì, presenterà un'interrogazione al governo per poter risolvere la questione. La 34enne passa la giornata in cella per proteggersi dal rischio di essere aggredita e da una settimana ha avviato anche uno sciopero della fame per chiede di essere trasferita. "Adriana è al Cie di Brindisi dal 21 febbraio e si trova in mezzo a centinaia di uomini, correndo ogni istante evidenti rischi di violenze", ha spigato Cathy La Torre, legale del Mit, ricordando che "abitava in Puglia ed è stata prelevata da un albergo dove si trovava con il suo fidanzato".

"Nel mio paese quelle come me le ammazzano. Qui alcuni sono gentili, altri sono molto ostili e ho pura" ha dichiarato Adriana dal Cie annunciando lo sciopero della fame. "Adriana proviene da una zona pericolosa del Brasile, dove ogni anno vengono uccisi 200 trans. Vogliamo che della questione si interessi il ministro della Giustizia e il Dap, perché lei passa 23 ore al giorno in cella per proteggersi. Abbiamo scritto al prefetto di Brindisi che ha detto di aver chiesto il suo trasferimento: il problema è che al Cie di Brindisi non esiste un reparto femminile. E non le viene somministrata nemmeno la terapia ormonale, perché non c'è nessuno che può prescrivergliela. Per risolvere questa situazione basterebbe una circolare ministeriale" ha sottolineato La Torre

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