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Ius Soli, il PD lo rilancia ma manca ancora l’autocritica

Il PD si risveglia e ricomincia a parlare di cittadinanza, di Ius Soli e degli accordi con la Libia. Solo che non si tratta, come dice qualcuno dei dirigenti, di “ripartire” ma di riconoscere i propri errori e fare la sana autocritica che molti aspettano da tempo. Dire “ho sbagliato” a volte cosa fatica ma porta ottimi risultati.
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A cura di Giulio Cavalli
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Le Uova nel Paniere

Scrive Nicola Zingaretti, neo segretario di un PD che riesce miracolosamente a risalire nei sondaggi anche stando fermo grazie all'inettitudine degli altri, che lo "Ius Soli è una battaglia di civiltà che renderà più forte il Paese". Anche Martina e Delrio dicono che "quella solo Ius Soli è una battaglia da riprendere". Tutto bellissimo, per carità, anche se è servito uno squinternato con l'intenzione di dare fuoco a un pullman di ragazzini e un ragazzino più coraggioso del Pd sull'argomento per riaprire una discussione. Ma non si capisce esattamente cosa bisognerebbe "riprendere" da un governo di centrosinistra (nelle sue molteplici forme) che sull'immigrazione ha sbagliato tutto, l'ha comunicato male e ha rincorso la destra per servire su un piatto d'argento il periodo d'oro che Salvini e compagnia ci stanno spalmando addosso.

Manca la frase magica, quella che tutti aspettano da mesi perché il nuovo corso sia nuovo davvero o almeno lo sembri: "abbiamo sbagliato, scusate". Ci sarebbe da ripartire da qui: dal riconoscere che lo Ius Soli è stato sacrificato sulle pulsioni di un popolo che già al tempo svoltava a destra e avrebbe avuto bisogno di una buona lezione (e comunicazione) su diritti, inclusione, integrazione basandosi sui dati reali piuttosto che sulle sensazioni percepite. E poi bisognerebbe avere il coraggio di parlare della Libia, perché lì si incastra la retorica salviniana, e dirsi chiaramente che fu un gravissimo errore quello di Minniti di legittimare uno stato che è una masnada di ricattatori e di bande che si convincono molto promiscuamente tra carcerieri, militari e scafisti. È da quel governo, del resto, che è partita la retorica della detenzione libica come diritto acquisito e come fatto accettabile nonostante già da tempo l'Onu e il buon giornalismo raccontassero ciò che avveniva (e avviene oggi ancor di più) in termini di violenze e di violazioni dei diritti umani.

Bisognerebbe avere il coraggio di dire che quel "aiutiamoli a casa loro" buttato lì con tanta superficialità è stato un magnifico regalo a chi oggi addirittura vorrebbe risultare un benefattore nel chiudere i porti e nel regalare motovedette e addestrare la Guardia Costiera libica, come se davvero bastasse una buona frase da appiccicare su twitter per evitare tutti i problemi di interi popoli che da anni si spostano per cambiamenti climatici, per armi che noi stessi continuiamo impunemente a vendere, per fame e per guerre che si finge di non vedere.

Sia chiaro: è ottimo il proposito del neo segretario del PD e non è un peccato mortale avere sbagliato le valutazioni politiche del momento (girava, in quel periodo nel PD, una certa sicumera, persino fastidiosa) ma quella frase piccola piccola, ovvero l'autocritica, renderebbe tutto più facile. Tutto.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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