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Parla Genny ‘a carogna: “Spari ai tifosi, mai accaduto. Di questo non importa niente a nessuno?”

Il capo tifoso del Napoli intervistato dal quotidiano Il Mattino: “La maglia su Speziale? Richiesta di giustizia, non offesa a chi è morto o ai suoi familiari”.
A cura di Redazione
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Gennaro De Tommaso, alias Genny ‘a carogna, capotifoso dei Mastiffs, ultras del Napoli, parla dopo i fatti della finale di Coppa Italia contro la Fiorentina a Roma. Dopo il  far west costato il ferimento grave del tifoso Ciro Esposito, colpito dal romanista Daniele "Gastone" De Santis, dopo scene surreali come il colloquio con Hamsik prima della partita e la decisione di non esultare durante l'incontro. E dopo le accuse piovute da tantissime parti. Genny ‘a carogna spiega la sua versione dei fatti attraverso le colonne de Il Mattino di Napoli. A intervistarlo è Daniela De Crescenzo. "Quelle che sono state scritte sono tutte sciocchezze – dice il capo tifoso alla cronista -. Hamsik è venuto da noi solo per rassicurarci sulle condizioni del nostro amico, per dirci che stava meglio, che poteva farcela. Lo stesso messaggio che ci avevano dato le forze dell'ordine". Genny ‘a carogna smentisce ogni ipotesi di trattativa con le forze dell'ordine all'Olimpico di Roma: "Non era mai accaduto – afferma – che qualcuno sparasse ai tifosi e di questo sembra non importare niente a nessuno". Il capo tifoso dei Mastiffs racconta ancora al Mattino che "subito il primo gol molti di noi sono andati via…" e che non è stata utilizzata nemmeno la "coreografia pagata 15mila euro".

Genny ribadisce di non avere provvedimenti restrittivi (Daspo) e quindi di poter liberamente circolare e accedere allo stadio e poi spiega due cose: la prima, riguardante il suo soprannome, "ereditato" dal padre e indicante non cattiveria bensì sfortuna. E infine, la vicenda della maglietta su Speziali, il giovane condannato per l'omicidio del poliziotto Raciti: "La maglietta è in onore di un ragazzo che sta chiedendo la revisione del processo – dice Gennaro De Tommaso -. Una richiesta di giustizia, non una offesa contro una persona deceduta o i suoi familiari".

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