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Il leghista Boni, il mediatore Ugliola e quel presunto giro di tangenti

Alla base dell’inchiesta che coinvolge il Presidente del consiglio regionale lombardo le dichiarazioni di Marco Paoletti e dell’architetto Massimo Ugliola. Per gli inquirenti Boni “utilizzava gli uffici pubblici della Regione come luogo d’incontro e per concludere accordi e consegne di soldi”.
A cura di Alfonso Biondi
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Maroni e Boni

L'ennesima bufera che s'è abbattuta sul Pirellone questa volta ha travolto la Lega. Il Presidente del Consiglio regionale lombardo, il leghista Davide Boni, risulta indagato dalla Procura di Milano per corruzione. Il diretto interessato ha subito smentito qualsiasi coinvolgimento e il Carroccio, Bossi in primis, lo ha difeso a spada tratta. Al centro dell'inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Robledo e del pubblico ministero Filippini ci sarebbe un presunto giro di tangenti.

Le fatture false della Tema consulting- Fondamentali per l'inchiesta milanese sono state le dichiarazioni di due "pentiti". Il primo è l'architetto Michele Ugliola, arrestato lo scosso anno per un giro di tangenti  Cassano d'Adda: è stato lui stesso a confessare agli inquirenti di essere diventato "un uomo di riferimento della Lega". Il secondo è l'ex consigliere provinciale di Milano in quota Lega Marco Paoletti. I due hanno svelato agli inquirenti il sistema delle fatture false che stava dietro la Tema consulting srl, società fondata dallo stesso Ugliola. In pratica gli imprenditori interessati a delle modifiche dei piani regolatori o a delle accelerazioni di particolari iter burocratici, avrebbero pagato somme spropositate alla Tema consulting, in modo da far arrivare le mazzette a Boni e al suo staff. "Boni e Ghezzi utilizzavano gli uffici pubblici della Regione come luogo d’incontro e per concludere accordi e consegne di soldi"- si legge nel provvedimento di sequestro emesso dai magistrati di Milano.

Due episodi incriminati- Come riportato da Repubblica.it, per gli inquirenti gli episodi incriminati sono due. Il primo avrebbe visto l'architetto Ugliola consegnare tangenti per 300mila euro a Ghezzi, assistente di Boni. Centomila sarebbero arrivati dall'immobiliarista Luigi Zunino. Tra il 2005 e il 2010, l'immobiliarista si sarebbe rivolto all’allora assessore leghista all’Edilizia e al Territorio, chiedendogli di accelerare la bonifica di tre importanti aree industriali: Santa Giulia, Marconi 2000 e l’ex Falck di Sesto San Giovanni. L'architetto Ugliola racconta che l'accordo iniziale prevedeva una mazzetta da 800mila euro, ma qualcosa non andò come previsto. Nel 2010 Davide Boni non venne confermato nella giunta Formigoni e Zunino versò solo l’anticipo di 100mila euro. Il secondo episodio riguarda la costruzione di un grosso centro commerciale nel comune di Albuzzano. L’imprenditore F. M. della società Sile, sempre tramite la Tema consulting, avrebbe promesso 800mila euro a Boni, versando un anticipo di 200mila. Ugliola avrebbe preso i soldi e li avrebbe portati "personalmente nelle mani di Ghezzi in Regione". L'altra rata non è stata saldata a causa dell'inchiesta.

Esiste un "sistema Lega?"- Al momento non è certa l'esistenza di un "sistema Lega". Tutte le persone coinvolte nell'inchiesta sono infatti accusate di corruzione e non di finanziamento illecito. Quello che è certo, però, è che dal verbale sono emerse tangenti per oltre un milione di euro. Un esempio che chiarisce come funzionava il giro delle tangenti è quello della pratica riguardante l'ex linificio di Cassano, per la quale Ugliola, come da lui stesso sostenuto, avrebbe dovuto ricevere una mazzetta da 3 milioni di euro per false consulenze. Soldi che poi avrebbe distribuito ai politici, leghisti compresi. Una versione, quella dell'architetto, confermata anche da Paoletti che, interrogato lo scorso settembre, ha ammesso di aver intascato 20mila euro dall'architetto per un parere favorevole alla variante al piano regolatore di Cassano sull’ex area industriale Bucca.

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