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Il “giallo” della data del referendum sulla Costituzione

La data del referendum sarà decisa dal Consiglio dei ministri che si terrà il 26 settembre, dice Renzi. Dunque, quando si voterà?
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Ora c’è anche la conferma ufficiale: la data del referendum sulla riforma della Costituzione la deciderà il Consiglio dei ministri che si terrà il 26 settembre. A dirlo è direttamente il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, nel corso della sua partecipazione alla trasmissione Uno Mattina. Per la prima volta, dunque, è possibile indicare con buona approssimazione la data in cui si terrà il referendum, dopo mesi di retroscena e di polemiche politiche.

Come noto, dal via libera della Cassazione al quesito referendario (le firme erano state raccolte dal comitato per il Sì), il Governo aveva fino a 60 giorni di tempo per indicare la data della consultazione. O meglio, per proporre al Presidente della Repubblica una data, che poi dovrà essere ratificata con apposito decreto del Quirinale. Per legge, l’intervallo di tempo da garantire per la campagna elettorale può variare dai 50 ai 70 giorni. Dunque, il referendum potrebbe essere convocato tra il 15 novembre e il 5 dicembre.

Le date probabili, considerato che il voto si terrà di domenica, sono dunque 3: il 20 novembre, il 27 novembre, il 4 dicembre. Alcuni analisti ritengono che la data prescelta sarà il 4 dicembre, mentre fonti del PD ipotizzano che il Governo sceglierà il 27 novembre. Insomma, per ora ci tocca accontentarci di fare ipotesi su un range di date possibili.

La questione della data può sembrare secondaria, ma non lo è affatto.

Subito dopo il via libera della Cassazione, le opposizioni si erano affrettate a chiedere che il Governo individuasse subito la data del referendum. Fico, del M5S, si era appellato a Mattarella perché preservasse il voto “da tentativi di inquinamento politico” e favorisse “la partecipazione massima, obiettivo più difficilmente raggiungibile se il voto è fissato a ridosso della stagione invernale”. Sel e Forza Italia avevano protestato ipotizzando che Renzi stesse attendendo sondaggi più favorevoli e la Lega aveva previsto “un colpo di teatro”, come avvenne per il bonus degli 80 euro.

Il tema è in effetti complesso, anche perché non c’è una risposta univoca alla domanda: a chi giova una campagna elettorale lunghissima come quella che c’è (stata) intorno al referendum? Tendenzialmente dovrebbe servire a chi è in svantaggio o a chi ha maggiore possibilità di mobilitare media in proprio favore, ma è pur vero che spesso i cittadini decidono a ridosso del voto. Ecco perché incrociare la consultazione con la discussione sul bilancio (la vecchia legge di stabilità, per capirci) potrebbe consentire al Governo di avere a disposizione qualche “strumento in più” per catalizzare consenso verso il sì. Ma di contro, i dati sul Pil e le correzioni che il Governo sarà necessariamente chiamato a fare, non sembrano essere spot spendibili.

Più interessante, a parere di chi scrive, il discorso sull’affluenza alle urne. Come abbiamo provato a spiegare qui, “una bassa affluenza potrebbe favorire Renzi, che spera di convincere con il feticcio della stabilità quella parte di elettorato conservatore storicamente incline a recarsi alle urne”.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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