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Il fascino dei grandi libri alla radio: un successo di pubblico e qualità

Fino al 29 settembre, nel programma Ad Alta Voce di Radio 3, la lettura di “Una cosa divertente che non farò mai più” di David Foster Wallace. La voce di Paolo Pierobon ridà vita a un classico dell’umorismo postmoderno.
A cura di Redazione Cultura
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Tra i pochi fenomeni in grado di rianimare i soliti discorsi un po' asfittici attorno al mercato editoriale e ai libri (in particolare alla loro sempre minore incidenza nella vita sociale e pubblica del nostro Paese) ce n'è uno che da anni e con la costanza di un rullo compressore non smette di offrire successi, in termini di ascolti e, soprattutto, di qualità. Stiamo parlando del fenomeno (se così possiamo definirlo) dei grandi libri letti alla radio nello storico programma di Rai Radio 3 "Ad Alta Voce", di cui abbiamo già avuto modo di occuparci l'anno scorso in occasione della lettura del "Diario di Anne Frank", realizzato da Anna AntonelliFabiana Carobolante con gli scrittori Lorenzo Pavolini e Chiara Valerio.

Tra i programmi più ascoltati alla radio nazionale (anche grazie alla possibilità per l'ascoltatore di collezionarne i podcast e così comporre il proprio personale percorso di ascolto di un romanzo) "Ad Alta Voce" è stato un po' il pioniere del tutto sommato recente successo degli audiolibri in un mercato editoriale che, come dicevamo, sembra sempre a corto di novità interessanti.

Stavolta l'attenzione è dovuta alla lettura radiofonica dell'ottimo Paolo Pierobon che, fino al 29 settembre, andrà avanti nella striscia quotidiana di "Una cosa divertente che non farò mai più" di David Foster Wallace, il grande autore americano scomparso suicida nel 2008 che vanta in tutto il mondo numerose comunità di lettori appassionati i quali, in ragione dell'intelligenza e della complessità di alcuni dei suoi libri, sono quasi sempre lettori forti, se non fortissimi.

Il libro: "Una cosa divertente che non farò mai più"

Una cosa divertente che non farò mai più è il capolavoro di comicità e virtuosismo stilistico con cui i lettori italiani hanno conosciuto il genio letterario di Wallace. Commissionatogli dalla prestigiosa rivista Harper’s, questo reportage narrativo da una crociera extralusso ai Caraibi – iniziato sulla stessa nave che lo ospitava e cresciuto a dismisura dopo innumerevoli revisioni – è ormai diventato un classico dell’umorismo postmoderno e al tempo stesso una satira spietata sull’opulenza e il divertimento di massa della società americana contemporanea.

La traduzione italiana fu affidata all'epoca, dall'editore Minimum Fax, a Francesco Piccolo e Gabriella D'Angelo, che ci hanno restituito in queste pagine tutto il feroce umorismo dell'autore di "Infine Jest" e "La scopa del sistema":

E allora oggi è sabato 18 marzo e sono seduto nel bar strapieno di gente dell'aeroporto di Fort Lauderdale, e dal momento in cui sono sceso dalla nave da crociera al momento in cui salirò sull'aereo per Chicago devono passare quattro ore che sto cercando di ammazzare facendo il punto su quella specie di puzzle ipnotico-sensoriale di tutte le cose che ho visto, sentito e fatto per il reportage che mi hanno commissionato.

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