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Il discorso di fine anno di Sergio Mattarella: “Siamo una comunità, ricordiamocelo sempre”

Il tradizionale discorso di fine anno di Sergio Mattarella, trasmesso a reti unificate, arriva in un momento particolarmente delicato per la vita politica e istituzionale del nostro Paese. Il Presidente della Repubblica ha ricordato Antonio Megalizzi e ha espresso la sua vicinanza per i terremotati e gli sfollati di Genova e dell’Etna.
A cura di Redazione
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Come vi abbiamo raccontato, è stato un anno molto complesso per la politica italiana. Le elezioni politiche del 4 marzo non hanno certificato un vincitore chiaro e la formazione del Governo ha richiesto 83 giorni. Lo stallo si è risolto con l'alleanza fra Lega e Movimento 5 Stelle e l'indicazione di Giuseppe Conte alla Presidenza del Consiglio, dopo il "caso Savona" e l'intervento diretto di Sergio Mattarella. Un anno che poi si è chiuso con l'approvazione della legge di bilancio all'ultimo respiro, dopo una lunga e complessa trattativa con l'Unione Europea e dopo la scelta dell'esecutivo di porre la questione di fiducia sul provvedimento sia al Senato che alla Camera.

Nel suo discorso di fine anno, il Presidente della Repubblica ha scelto di non affrontare direttamente tali questioni, ma di richiamare le forze politiche ai concetti cardine della responsabilità e del senso delle istituzioni. Principi che, nella lettura del Presidente Mattarella, devono guidare non solo l'azione dei governanti, ma anche quella di chi rappresenta i cittadini italiani nelle istituzioni, a tutti i livelli.

Il discorso a reti unificate del Presidente della Repubblica

"Tempi e abitudini cambiano, ma questo appuntamento non è un rito formale, ma mi assegna il compito di rivolgere a voi gli auguri di un nuovo anno. Possiamo formulare non un bilancio, ma almeno qualche considerazione, da qui, dal Quirinale, dalla casa di tutti gli italiani". Poi ha aggiunto: "La Repubblica è il nostro comune destino e sentirsi comunità significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri, significa responsabilità perché ciascuno di noi è protagonista del nostro Paese, e può battersi per le proprie idee, rifiutando insulti e intolleranza. Non è retorica dei buoni sentimenti. Bisogna capire che la sicurezza parte da un ambiente in cui tutti rispettano le regole del vivere comune, si realizza con efficacia preservando e mantenendo i valori comuni e superando i conflitti per sostenersi l'un l'altro".

"Il nostro è il Paese della solidarietà, ricordo i tanti volontari intervenuti durante le calamità, ma anche le realtà del terzo settore, che hanno ben chiara la pari dignità di ogni persona e meritano maggiore sostegno da parte delle istituzioni, anche per questo vanno evitate ‘tasse sulla bontà'. Il modello di vita dell'Italia non sarà mai quello dei teppisti e degli hooligan, che le società di calcio hanno il dovere di controllare".

"Per essere all'altezza dei nostri compiti dobbiamo parlare il linguaggio della verità, senza nasconderci nulla, nemmeno i problemi e gli errori. Il Paese ha molti problemi che vanno affrontati, dal lavoro al debito pubblico, dalla capacità produttiva ai problemi delle infrastrutture: dobbiamo avere fiducia, ma senza ricette miracolistiche, bensì con un lavoro approfondito, che richiede fatica e impegno".

Sulla legge di bilancio spiega: "Abbiamo evitato l'esercizio provvisorio, ma la mancanza di confronto e la compressione dei tempi parlamentari richiedono ora un'attenta analisi del provvedimento. Mi auguro che per il futuro le forze politiche pongano rimedio e assicurino lo spazio adeguato a una discussione così importante".

Dopo aver ricordato Antonio Megalizzi e dopo aver espresso solidarietà ai terremotati e agli sfollati, Mattarella ha chiuso parlando di un concetto chiave: "Siamo una comunità, come tale dobbiamo agire".

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