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Il bonus bebè tornerà. Pd: “Verrà rifinanziato, anche il governo è d’accordo”

Il bonus bebè, non rifinanziato dalla legge di bilancio, potrebbe essere reintrodotto nella manovra durante la discussione parlamentare. Titti Di Salvo, ‘responsabile mamme’ del Pd, intervistata da Fanpage.it rassicura: “Sono ottimista, il governo è sensibile a questo tema”, il bonus deve essere rinnovato “per arrivare a una riforma strutturale e a un assegno unico per ogni figlio”.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’ultima legge di bilancio non ha previsto il rifinanziamento di uno degli incentivi che più da vicino riguardano la vita delle famiglie italiane e delle coppie che vogliono avere figli: il bonus bebè. Questa decisione ha portato a una levata di scudi da parte della maggioranza: Alternativa Popolare ha infatti chiesto di reintrodurre questa misura – con la quale i neo-genitori hanno diritto a 80 euro mensili, 960 annui, per ogni figlio – insieme a ulteriori incentivi per la famiglia. La richiesta di Ap ha ricevuto sostegno sostanzialmente bipartisan e anche il Pd sembra voler presentare emendamenti che reintroducano questo bonus. Titti Di Salvo, ‘responsabile mamme’ del Pd, intervistata da Fanpage.it spiega qual è la situazione e cosa potrebbe avvenire ora sulla base della posizione del suo partito.

L’obiettivo è quello di arrivare a una riforma strutturale che crei un “assegno universale per ciascun figlio da riconoscere dal momento della nascita fino ai 26 anni”. Una misura non applicabile nell’immediato, ma – è il ragionamento della Di Salvo – che non può iniziare con un mancato rifinanziamento del bonus bebè che si tradurrebbe “in una minor destinazione di risorse verso quel tema, oggi tagliare risorse ci sembra sbagliato”. La ‘responsabile mamme’ del Pd si dice comunque ottimista: “Il governo è sensibile a questo tema”.

Cosa farà il Pd per reintrodurre questo bonus?

"Intanto la manovra è al Senato, sono i senatori e le senatrici che valuteranno gli strumenti da utilizzare, però è un punto politico. Noi pensiamo che bisognerebbe fare una riforma complessiva. Abbiamo un welfare costruito sul lavoro come lavoro dipendente che non riesce a proteggere la complessità del lavoro di oggi. Faccio un esempio: gli assegni familiari vengono riconosciuti solo a lavoratori dipendenti, quindi gli autonomi non hanno quel tipo di sostegno. Bisogna approcciare una riforma e immaginare – l’ha detto anche il segretario Matteo Renzi – di arrivare a un assegno universale, unico per ciascun figlio. Da riconoscere dal momento della nascita fino ai 26 anni e che sostiene in modo certo le famiglie".

La riforma è però una misura non pensabile nell’immediato…

"Esatto. Per essere finanziata deve vedere una riorganizzazione degli strumenti che esistono oggi come sono i diversi bonus. Quindi si deve passare dai singoli sostegni a qualcosa di strutturale. Non si può fare in questa legge di bilancio. Però è evidente che un mancato rifinanziamento del bonus bebè si traduce in una minor destinazione di risorse verso quel tema, verso le famiglie e il sostegno ai bambini e quindi si trasforma in questo. Pensiamo che ci voglia una riforma generale, ma oggi tagliare risorse ci sembra sbagliato”.

Come si può arrivare a questa riforma strutturale?

"La denatalità non si risolve con un bonus, richiede un approccio su tanti fronti. Bisogna agire anche sul fronte del lavoro e del lavoro delle donne. Contrastare la denatalità è importante per il futuro del paese perché il desiderio delle persone di mettere al mondo i figli è il doppio della realtà che si possono permettere. Dal 2014 si sono fatte molte cose con i governi Renzi e Gentiloni: come sul rapporto maternità-lavoro e penso alle dimissioni in bianco, al periodo di maternità considerato come presenza, al decreto del jobs act sui congedi, all’investimento di 100 milioni per nuovi nidi, al welfare aziendale, sono state fatte molte cose destinate in quella direzione. Ora si deve strutturare questo intervento".

Quindi qual è l’idea del Pd sul bonus bebè?

"Diciamo che quelle risorse devono essere destinate alle famiglie. Ora si può ristrutturare il bonus in attesa della prossima legislatura per una riforma dell’assegno ai figli, una riforma che sarà nel programma del Pd. La nostra idea è fare una riforma di sistema, i bonus sono interventi transitori per definizione, invece noi pensiamo a uno strumento certo con un assegno unico universale per ciascun figlio. Oggi non rifinanziare quel bonus vuol dire che quei 300 milioni l’anno non verranno più destinati al sostegno delle famiglie. Non va tagliato, va aggiunto: la cosa da fare sarebbe l’assegno universale unico".

Si troveranno le risorse per rifinanziare il bonus bebè?

"Sono ottimista, sono convinta che sia una preoccupazione anche del governo, il governo è sensibile a questo tema. Tutte le forze politiche si sono mostrate sensibili, penso che si possa trovare una soluzione. Ma voglio ricordare che il contrasto alla denatalità è una questione molto seria che non si risolve con bonus sì o bonus no ma ancor meno tagliando le risorse".

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