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I neofascisti di Lealtà e Azione ricevuti dall’Ambasciatore italiano in Kenia

I neofascisti di Lealtà e Azione ricevuti dall’Ambasciatore d’Italia in Kenia, dove si trovavano con il loro gruppo escursionistico I Lupi delle Vette, per rivivere l’impresa di Felice Benuzzi, alpinista e diplomatico he proprio non li vorrebbe come compagni di cordata.
A cura di Valerio Renzi
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I Lupi delle Vette sono il gruppo escursionistico legato alla sigla del panorama neofascista Lealtà e Azione. Di recente alcuni degli associati si sono recati in Kenia per un trekking e sono stati ricevuti dall'Ambasciatore d'Italia, nella capitale del paese Nairobi. Nello scatto, pubblicato sulla pagina Facebook dell'associazione, si vede un sorridente Mauro Massoni ricevere dalle mani di uno dei componenti della spedizione il ‘gagliardetto' dei Lupi delle Vette. A porgerglielo è Riccardo Colato, uno dei leader della nuova generazione di skinhead milanesi.

Ma cosa ci facevano gli scalatori di estrema destra in Kenia? Erano tornati a far sventolare il tricolore sulla cima del Monte Kenia, ripercorrendo le gesta di tre connazionali Giovanni Balletto, Vincenzo Barsotti e Felice Benuzzi, che nel 1943 evasero da un campo di prigionia inglese per andare a piantare una bandiera tricolore proprio sulla cima della montagna. Felice Benuzzi è il più noto dei tre, fu funzionario coloniale, alpinista e dopo la guerra intraprese una lunga carriera diplomatica.

La fuga e l'impresa – a cui la stampa del regime diede una grande eco in chiave propagandistica – ecco come viene presentata dagli scalatori di Lealtà e Azione: "Febbraio 1943, tre prigionieri di guerra italiani evadono dal campo di prigionia britannico a Nanyuki, in Kenya. Non per fuggire, non per imboscarsi, non per sottrarsi al loro destino di combattenti dalla parte sbagliata".

Neofascisti sulle tracce di Felice Benuzzi

Un manifesto d'amore per l'azione degli intrepidi e impavidi scalatori, ma soprattutto per aver combattuto dalla parte sbagliata, ovvero nell'esercito di Mussolini. Peccato che la storia della scalata di Benuzzi e compagni, senza dubbio epica, nulla ha a che fare con la propaganda fascista, ma solo con una spericolata impresa sportiva nata in tempi di guerra al rischio della vita. Benuzzi, seppur non fu un antifascista, sposò una donna ebrea (di cui tenne nascoste le origini) e criticò più di una volta il culto fascista dell'azione in relazione all'alpinismo. Insomma possiamo ipotizzare che Benuzzi proprio non vorrebbe quelli di Lealtà e Azione come compagni di cordata.

Lealtà e Azione e il circuito Hammerskin

Lealtà e Azione è la sigla di un'organizzazione politica, formalmente un'associazione culturale, radicata soprattutto in Lombardia ma che di recente ha aperto delle sezioni a Genova e Firenze e si è fatta vedere a Roma, con delle iniziative organizzate assieme al Foro 753. Nata da un circuito di skinhead legati al network internazionale neonazista Hammerskin, Lealtà e Azione oltre ad organizzare concerti con nomi internazionali e nostrani del rock di estrema destra, non ha mai disdegnato i rapporti con la politica, in particolare con la Lega e la destra milanese legata alla famiglia La Russa ora in Fratelli d'Italia. Alle ultime elezioni comunali il giovane del gruppo Stefano Pavesi è stato eletto al Municipio di Milano tra le file del partito di Salvini. Lealtà e Azione è arrivata all'onore delle cronache negli ultimi anni in particolare per le marce e i saluti romani nei cimiteri di Milano e Lombardia, per rendere omaggio ai caduti delle squadre fasciste e dei repubblichini di Salò.

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