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Gli Usa sono salvi, il Senato da il via libera definitivo all’accordo sul debito

Dopo l’approvazione della Camera è arrivato questa sera il via libera anche dal Senato Usa con 74 Sì e 26 No, a poche ore dalla scadenza del termine ultimo. Ora la firma decisiva del Presidente Obama che ha dichiarato di essere molto soddisfatto del risultato, anche se ha lamentato un colpevole ritardo del Congresso nell’intervenire.
A cura di Antonio Palma
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Il Senato Usa

Dopo l’approvazione della Camera, anche il Senato americano da dato il suo assenso al piano per evitare il fallimento agli Stati Uniti d’America. Con 74 voti favorevoli e 26 contrari il testo è stato inviato per la firma definitiva al Presidente Barack Obama.

Il Presidente americano felice per il risultato ha detto “E' stato evitato un default che avrebbe devastato l'economia”, anche se ha voluto comunque ricordare che quello raggiunto è un compromesso che comunque non lo soddisfa in pieno, “il nodo del debito si sarebbe potuto risolvere definitivamente” è stato il suo commento. Obama ha voluto anche ricordare il grave ritardo con cui è stato siglato l’accordo, per l’opposizione delle ali più estremiste dei due partiti Repubblicano e Democratico, “non bisognerebbe andare così vicino al rischio di una catastrofe per agire” ha detto il Presidente, riferendosi al rischio corso dagli Stati Uniti che avevano come data limite per correre ai ripari proprio la giornata di oggi.

Il piano di salvataggio Usa

Il piano che prevede un aumento immediato del tetto massimo del debito pubblico di almeno 2.100 miliardi di dollari, anche per pagare le pensioni e gli stipendi dei dipendenti pubblici, è solo un pezzo del tassello da comporre per risanare i conti pubblici americani. Come ha detto Obama “è il primo passo, le parti dovranno lavorare ad un accordo più ampio, non si può ridurre il deficit solo con i tagli, sono necessarie riforme fiscali affinché i più ricchi e le corporation paghino la loro parte”. Al provvedimento andranno collegati numerosi tagli alla spesa, spalmati in più anni e in fasi successive, a decidere i settori su cui si abbatterà la scure sarà una commissione bicamerale che entro novembre dovrà rendere noti i suoi provvedimenti. Se così non fosse i tagli scatteranno automaticamente per i settori sanità e difesa.

I problemi comunque rimangono, con le Borse sempre più in crisi e le agenzie di rating che continuano ad avere sotto osservazione l’economia del Paese più industrializzato del mondo. Dopo le voci di un possibile declassamento da parte di Standard&Poor's, anche l’agenzia Fitch fa sapere che “Il debito americano toccherà il 100% del Pil nel 2012 e salirà ancora nel medio termine in modo non in linea con il mantenimento del AAA”, il massimo punteggio possibile. Tutti, però, sono convinti che quello di oggi sia un primo passo importante per far si che i fondamenti economici e finanziari della patria del libero mercato siano ancora i più forti del mondo.

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