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Opinioni

Gasparri: “È già tardi, i nostri marò dovevano essere a casa da tempo”

L’intervista al vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri di Forza Italia sul caso dei due marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
A cura di Carlo Tarallo
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Senatore Gasparri, i nostri marò sono in India da oltre due anni. E intanto il tribunale indiano ha rinviato ancora una volta l'udienza. Che sta succedendo?

“È evidente che Latorre e Girone sono ancora a New Delhi per ragioni di carattere politico-elettorale. L'India andrà alle elezioni tra pochi giorni. Sono circa 820 milioni gli elettori chiamati alle urne. Un voto che si preannuncia storico, con un cambio di governo che ridisegnerà il volto dell'India. Il Partito del Congresso, di tradizione anche familiare gandhiana, potrebbe pagare il suo logoramento con una sconfitta che aprirebbe la via del governo a Modi, un nazionalista indù che guida il Bharatiya Janata Party. Un decisionista, che potrebbe essere un interlocutore ostico. E quanto ha detto sui nostri due fucilieri non è certo un bel biglietto da visita”.

Si riferisce alla ‘stoccata' che Modi ha lanciato a Sonia Gandhi?

“Certo. Modi ha sostanzialmente accusato la Gandhi di essere poco patriottica, considerando come è stata gestita la vicenda dei marò italiani. Al suo posto li avrebbe messi in carcere. Trovo francamente sconcertante che la sorte dei nostri militari, impegnati in una missione internazionale anti-pirateria, debba essere oggetto delle faide interne e delle beghe elettorali. Ma stiamo scherzando? “

Il rinvio dell'udienza, in effetti, sembra proprio un modo per prendere tempo in attesa dei nuovi assetti di governo. Poi però potrebbe essere troppo tardi.

“È già tardi. Latorre e Girone dovevano essere a casa da tempo. Non possiamo più attendere oltre. Abbiamo chiesto che la questione fosse internazionalizzata. Tutta la comunità internazionale deve intervenire. Abbiamo chiesto anche al Presidente degli Stati Uniti un chiaro intervento in tal senso. Un segnale importante potrebbe essere, ad esempio, sospendere ogni negoziato commerciale con l'India e subordinare il nostro impegno nelle missioni militari all'estero alla soluzione della vicenda dei due fucilieri. Bisogna fare di questo ‘sequestro' un'emergenza quotidiana”.

Qualcuno, anche nel suo partito, ha lanciato l'ipotesi di candidarli alle elezioni Europee. È d'accordo?

“La proposta è stata avanzata a FI e al Pd. È un'ipotesi da valutare con rispetto e attenzione. Ritengo comunque che il caso debba essere affrontato con una presa di posizione della comunità internazionale, senza vie di fuga. I nostri fucilieri hanno spiegato e documentato come si sono svolti i fatti, hanno fatto il loro dovere, erano militari in azione. Hanno diritto a un giusto processo che ne riconosca e valuti l'azione. È anche una questione di dignità, loro e del nostro Paese che dobbiamo preservare”.

Latorre e Girone in lista non le sembra una speculazione politica?

“Direi più una provocazione di fronte all'inerzia dei governi Monti e Letta che hanno rallentato la soluzione della vicenda. Anche io ho lanciato la mia provocazione, che resterà tale per ragioni in parte legata all'età di uno dei due fucilieri: perché non nominarli senatori a vita?”

Lei ha fatto parte della delegazione parlamentare bipartisan che si è recata a New Delhi per portare loro il sostegno dell'Italia. Come li ha trovati?

“Provati ma molto orgogliosi. Orgogliosi di essere italiani e di essere militari. E in ogni cosa hanno dimostrato il loro senso del dovere con cui affrontano un'autentica persecuzione. Non ci dimentichiamo che sono in India sequestrati senza che sia mai stato formulato alcun capo d'imputazione. Abbiamo parlato a lungo con loro, delle loro famiglie, dei figli”.

Cosa l'ha colpita di più?

“L'orgoglio con cui vivono la loro appartenenza alle forze armate. E il senso del dovere che hanno sempre mantenuto nonostante questi due drammatici anni e per il quale meritano non solo il nostro sostegno ma anche il nostro sincero rispetto”.

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