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Opinioni

Finalmente un nuovo Governo democristiano

Un Governo degno del miglior pentapartito più attento agli equilibri interni che alle sorti del paese.
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Matteo Renzi ha da poco sciolto la riserva rendendo pubblica la lista dei ministri che lo accompagneranno in questa esperienza di Governo. Un Governo fatto con il bilancino che soddisfa tutte le esigenze. L’ala dalemiana del Pd avrà ben tre ministri cardine: Orlando (Giustizia), Padoan (Economia), Poletti (Lavoro); Comunione e Liberazione ha avuto un ministero pesante come quello delle infrastrutture andato a Lupi (ma ha rinunciato a Mauro); i portatori di voto dell’ala moderata del PD hanno avuto Franceschini (il futuro Ministro della Cultura ha sostenuto Renzi alle scorse primarie, mentre a quelle ancora prima aveva sostenuto Bersani), la Madia (rappresentate dei veltroniani nonché gancio con Napolitano è stata nominata Ministro alla Semplificazione) e Roberta Pinotti (quest’ultima sempre in quota Franceschini andrà alla Difesa);  il Nuovo Centrodestra ha avuto la conferma del Ministero dell'Interno (con tutto ciò che consegue il controllo delle forze di Polizia) e quello della Salute con la Lorenzin (oltre il già citato Lupi). Il nuovo premier ha riservato un minimo di considerazione anche al suo ex-sfidante Bersani conferendo ad un suo uomo, Maurizio Martina, il Ministero delle Politiche Agricole.

Infine come non ammiccare a Confindustria e Colannino? Quindi ecco spuntare il nome di Federica Guidi per il Ministero dello Sviluppo Economico.

In altri termini un Consiglio dei Ministri arcobaleno che accontenta un po’ tutti e che vede Renzi mezzo sconfitto. Perché scorrendo bene la lista i renziani puri e duri sono solo due: Delrio e Boschi. Quasi come se il nuovo Presidente del Consiglio avesse lavorato più per accontentare tutti che per costruire una squadra degna del processo di ristrutturazione da lui sempre sbandierato.

Guardando questi nomi – e le correnti a cui appartengono – viene da chiedersi se davvero sia tutto qui. Se davvero il Pd e l’Italia è dovuta passare per tre Presidenti del Consiglio in tre anni per ritrovarsi con una squadra che, tirando le somme, è composta da

3 dalemiani
3 moderati del PD (franeschiniani e veltroniani)
2 Forzisti della prima ora
2 Renziani
1 uomo di Comunione e Liberazione
1 Rappresentate di Confindustria
1 Bersaniano
1 Rappresentate dell'UDC (Gianluca Galletti all'Ambiente)
1 Rappresentante di Scelta Civica (Stefania Giannini all'Istruzione)

Più che un governo “rottamatore” sembra un governo democristiano. Un governo stile pentapartito della Prima Repubblica. Un Governo costretto a basarsi su fragili equilibri interni pur di durare. Davvero non si capisce dove sia la rottamazione. Non si capisce che senso abbia aver lottato per cambiare tutto per poi arrivare al governo e costruire una squadra degna del miglior Andreotti. Ma forse, proprio per questo, sarà un Governo amato. Un Governo che opererà per ridistribuire a ciascun rappresentante la propria fetta di torta. Insomma un Governo che non scontenterà nessuno ma che, proprio per questo, rischia di non cambiare nulla.

Siamo sicuri che è proprio quello di cui l’Italia aveva bisogno?

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Ex direttore d'AgoraVox, già professore di Brand Strategy e Comunicazione Pubblicitaria Internazionale presso  GES -  Grandes Écoles Spécialisées di Parigi. Ex Direttore di Fanpage.it, oggi Direttore di Deepinto.
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