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Etruria, l’indagine su Boschi parte da una delibera Consob: “Cda nascose informazioni ai clienti”

A far partire il secondo filone di indagine sul crac di Banca Etruria, nell’ambito del quale risulta iscritto nel registro degli indagati Pier Luigi Boschi, sarebbe stata una delibera sanzionatoria di Consob dello scorso luglio, relativa a un emissione obbligazionaria da oltre 677 milioni di euro effettuata nel 2013.
A cura di Charlotte Matteini
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A far scattare il secondo filone di indagine, con l'accusa di "falso in prospetto", sul crac di Banca Etruria sarebbe stata una delibera della Consob. L'organo di vigilanza, in un passaggio della delibera 20068 del 12 luglio 2017, sostenne che "Banca Etruria ha omesso di comunicare informazioni certamente necessarie per consentire agli investitori di pervenire ad un fondato giudizio sulla situazione patrimoniale e finanziaria dell’emittente, nonché sui suoi risultati economici e sulle sue prospettive" e per questo motivo sanzionò il Cda dell’Istituto di credito aretino in carica nel 2013. Consob, in sostanza, come ricostruisce Fiorenza Sarzanini del Corriere della Sera, accusò Banca Etruiria di aver "falsato" i prospetti relativi all’emissione obbligazionaria da oltre 677 milioni di euro effettuata nel 2013  per cercare di risanare i bilanci della banca. Nell'ambito di questo nuovo filone di indagine risulta indagato anche Pier Luigi Boschi, padre del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, e proprio questa nuova inchiesta sarebbe al centro della polemica che ha investito il procuratore di Arezzo Roberto Rossi, accusato di aver omesso dettagli sulla posizione giudiziaria di Boschi durante una recente audizione in commissione Banche.

In tutto, le sanzioni comminate al Cda di Etruria da Consob ammontano a oltre 2 milioni e 700mila euro mentre 120mila euro è la cifra che riguarda il solo Boschi e tra le accuse mosse ai componenti del Cda in carica nel 2013 c’è quella di non aver "adeguatamente riflesso nella documentazione sui prestiti obbligazionari le iniziative di vigilanza poste in essere da Banca d’Italia con le proprie note del 24 luglio 2012 e del 3 dicembre 2013, nonchè i contenuti del rapporto ispettivo del 5 dicembre 2013 nei profili rilevanti ai fini dell’offerta al pubblico". "Con riguardo alla gravità obiettiva, assumono rilevanza gli elementi di seguito indicati: la preminenza degli interessi protetti dalla norma violata, funzionali ad assicurare la tutela degli investitori mediante un’adeguata e corretta informativa in merito ai rischi e alle caratteristiche essenziali all’operazione; la circostanza che le carenze informative in parola concernevano aspetti significativi che si riflettevano su elementi della documentazione d’offerta essenziali per consentire un consapevole apprezzamento dell’offerta; la carica ricoperta da ciascun esponente aziendale e il periodo di permanenza nella stessa, nonché l’effettiva funzione svolta all’interno della banca", si legge nella delibera dell'autorità di vigilanza.

Secondo quanto ricostruito nella giornata di ieri, Rossi avrebbe negato ogni coinvolgimento di Rossi nelle indagini relative alla bancarotta di Etruria, non menzionando però l'iscrizione nel registro degli indagati in relazione al nuovo troncone d'indagine nato dalla delibera Consob. Rossi si è difeso con una lettera indirizzata al presidente della commissione Banche, Pier Ferdinando Casini, nella quale ha sostenuto di aver fornito le informazioni richieste dai parlamentari e di aver "annuito, quando mi è stato chiesto se i membri del Cda potessero essere indagati". Questa versione dei fatti è però smentita dai commissari Carlo Sibilia (M5S) e Andrea Augello (Idea), i quali sostengono che Rossi avrebbe invece omesso particolari rilevanti: "Quando ho chiesto chiarimenti, Rossi ha detto che un solo dirigente ha redatto quel prospetto e che non si può parlare di Cda coinvolto", ha spiegato l'onorevole Sibilia. "Le domande sono state poste ma Rossi non ha fornito alcuna notizia utile a comprendere che Pierluigi Boschi era indagato, anzi è stato a dir poco reticente sulle accuse e molto prolisso quando si è trattato di scagionarlo, scagliandosi invece contro Bankitalia", ha sottolineato invece Augello.

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