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Eterologa, dopo la Toscana altre 5 Regioni danno l’ok alla fecondazione

Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Umbria e Veneto seguono l’esempio della Toscana, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha delegittimato il divieto del 2004.
A cura di Biagio Chiariello
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In principio è toccato alla Toscana. Ora anche Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Umbria e Veneto decidono di stare al passo della Regione che prima di tutte ha deciso di dare seguito alla sentenza con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto alla fecondazione eterologa. Con la sua delibera ad hoc in Toscana è, e resta possibile, avvalersi della donazione di gamete con il contributo pubblico, pagando solo un ticket di 500 euro. A frenare sono invece Lombardia e Campania che preferiscono attendere una regolamentazione della materia tramite una legge del Parlamento, così come voluto dal Governo Renzi. “Una legge è necessaria per garantire la massima tutela a donne e embrioni. Altrimenti rischiamo un secondo caso Stamina”, afferma l’assessore alla Sanità Mario Mantovani. E Raffaele Calabrò, consulente del governatore campano Stefano Caldoro, aggiunge: “Muoversi in autonomia non è corretto”.

Eterologa, convocata la Conferenza delle Regioni

È stata convocata dal presidente Sergio Chiamparino per domani, 3 settembre, nella sede della Regione Veneto, una seduta straordinaria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome per un confronto tra tecnici e assessori sulle problematiche relative all’eterologa. Nei giorni scorsi, nella sua veste di presidente della Conferenza delle Regioni, Chiamparino ha manifestato l’intenzione di garantire la piena attuazione della legge, stabilendo velocemente linee guida condivise. “Garantiremo il diritto alla fecondazione eterologa così come deciso dalla Consulta – ha detto – dopodichè ci sono decisioni da prendere che non sono di poco conto, perché dobbiamo evitare che questo ambito così delicato si trasformi in una giungla normativa con forti differenze da Regione a Regione, grazie alle quali si possa scatenare una sorta di mercato parallelo”.

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