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Trump, Bolsonaro, Putin e Johnson: il disastro dei nazionalpopulisti nell’emergenza Coronavirus

L’emergenza coronavirus ha costretto molti Paesi a imporre serrati controlli ai confini. Una misura che in tempi normali sarebbe il sogno di tutti i sovranisti: ma spesso proprio i leader nazionalpopulisti si sono rivelati incapaci di far fronte alla pandemia, diffondendo fake news e alimentando tesi complottistiche che non hanno in alcun modo aiutato la popolazione.
A cura di Annalisa Girardi
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Quando è scoppiata l'emergenza coronavirus, si è rivelato necessario chiudere i confini e limitare gli spostamenti dei cittadini. Una misura che i sovranisti hanno chiesto sin dai primi giorni dell'epidemia, quando non era ancora chiara la portata della crisi sanitaria che il mondo intero stava per affrontare. Ma questo non significa che partiti e politici sovrasti, nazionalisti e in ultima istanza populisti, abbiano saputo gestire meglio l'emergenza Covid-19. Anzi, il contrario. Spesso proprio i leader nazionalpopulisti si sono rivelati incapaci di far fronte alla pandemia, diffondendo fake news e alimentando tesi complottistiche che non hanno in alcun modo aiutato la popolazione.

I sondaggi non sembrano premiare retoriche di questo tipo, che cercano di costruire un nuovo nemico (il laboratorio cinese, gli avversari politiche accusati di distruggere l'economia, gli scienziati) piuttosto che provare ad affrontare il problema reale. Ma una volta che l'emergenza sarà finita si aprirà un nuova fase, in cui non si conteranno più i nuovi contagi ma le persone che hanno perso il lavoro. Ed è in climi di questo tipo che sovranismo e populismo hanno sempre trovato terreno fertile. Per ora, tuttavia, i cittadini sembrano fidarsi mal volentieri dei leader nazionalisti: vediamo perché.

Trump: da "un'influenza qualsiasi" alle fosse comuni

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è passato nel giro di una settimana a definire il Covid-19 da normale influenza a pandemia fuori controllo. Nei primi giorni in cui l'epidemia iniziava a diffondersi a livello globale, Trump continuava a parlare di "un'influenza qualsiasi", ribadendo che fosse tutto sotto controllo e che il "virus cinese" fosse già stato praticamente sconfitto. Trump accusava anche l'Organizzazione mondiale della sanità di diffondere falsi dati, descrivendo il virus come più letale di quanto realmente non fosse. Quando i Paesi europei avevano cominciato a chiudere i confini, Trump si era addirittura compiaciuto del fatto che gli americani finalmente restassero negli Stati Uniti a spendere i propri soldi.

A fine marzo Trump è costretto ad ammettere la gravità della situazione: "Questa è una pandemia, lo avevo capito ben prima dell'annuncio, bastava guardare agli altri Paesi", ha detto definendosi "un presidente in tempo di guerra". A quel punto, con il moltiplicarsi esponenziale dei contagi, l'inquilino della Casa Bianca ha cominciato ad accusare la Cina di aver tenuto nascosto il virus. Se Pechino avesse reso noti i fatti, ha aggiunto, l'epidemia sarebbe stata contenuta. Nel corso delle settimane Trump ha più volte ripreso la versione del virus creato in un laboratorio di Wuhan. Oltre ad alimentare il complottismo, Trump ha anche diffuso una serie di pericolose fake news, suggerendo rimedi casalinghi per contrastare il virus e arrivando a dire un'iniezione di disinfettante nei malati potrebbe combattere il Covid-19. Il tutto mentre gli Stati Uniti contano oltre un milione di contagi, più di 70mila morti, molte persone senza assicurazione sanitarie rimangono senza accesso alle cure, e a New York si scavano fosse comuni in cui seppellire chi non ce l'ha fatta.

Johnson e l'immunità di gregge

Boris Johnson è stato il leader politico mondiale più noto a contrarre il coronavirus. Prima di ammalarsi, però, l'inquilino di Downing Street aveva criticato le misure di lockdown che tutti gli altri Paesi europei stavano cominciando ad attuare, sottolineando che disposizioni di quel tipo sarebbero state gravissime per il Paese e che tanto non fosse possibile contrastare la diffusione del virus. Non solo: nel Regno Unito si è discusso sull'immunità di gregge, suggerendo di combattere il virus lasciando che la popolazione sviluppasse gli anticorpi. Importanti figure nel mondo medico e scientifico vicine al governo britannico hanno affermato che circa l'80% della popolazione avrebbe dovuto ammalarsi, in modo da innescare l'immunità di gregge. "Molte famiglie perderanno i propri cari", aveva avvertito Johnson.

Il premier britannico, di fronte all'evidente portata dell'emergenze e finendo lui stesso in ospedale dopo aver contratto il virus, si è poi adeguato alle misure restrittive già in vigore nel resto d'Europa. Per molti giorni, però, nel Regno Unito scuole, attività produttive e negozi sono rimasti aperti mentre il virus era in piena circolazione.

Brasile in ginocchio. Bolsonaro: "Che dovrei fare? Non faccio miracoli"

I numeri sul coronavirus in Brasile sono devastanti. Ormai i contagi hanno superato i 116mila, ma si teme che siano molti di più. Tantissime persone, specialmente nelle favelas e nelle comunità più rurali, continuano a curarsi a casa e non sono conteggiate nei bollettini ufficiali. Il virus continua a dilagare: anche in Brasile si sono scavate fosse comuni dove seppellire i morti e il sistema sanitario è sul punto del collasso. "I brasiliani non si ammalano. Possono saltare e tuffarsi nelle fognature, non gli succede nulla: abbiamo gli anticorpi per resistere a questo virus", aveva detto a fine marzo il presidente Jair Bolsonaro, scatenando le critiche delle opposizioni che lo hanno definito irresponsabile.

Nonostante il picco nel Paese sembri ancora lontano, il governo sta già lavorando a un allentamento delle misure. "Mi dispiace. Cosa dovrei fare? Non faccio miracoli", ha commentato Bolsonaro, da sempre contrario a un lockdown totale. Più volte ha attaccato le autorità locali che hanno deciso di chiudere l'attività e ha sostituito il ministro della Sanità in quanto suggeriva provvedimenti troppo stringenti. Bolsonaro ha rivolto anche dure critiche all'Oms: "È questa l'Organizzazione mondiale della sanità i cui consigli certi vorrebbero sentire? Dovremmo anche seguire la loro politica in materia di educazione? Per dei bambini che hanno fino a quattro anni: soddisfazione e piacere nel toccare i loro corpi, masturbazione", ha detto.

La Russia di Putin con oltre 10mila casi al giorno

A Mosca si registrano più contagi che in tutta la Cina. In un solo giorno si sono contati oltre 10mila nuovi casi e i numeri continuano a salire. La Russia ha superato i 166mila casi, anche se i morti ufficiali sarebbero "solo" poco più di 1.500. Mentre per settimane il Paese è sembrato immune alla diffusione del virus, ora la situazione appare tragica. E nel frattempo calano i consensi per Vladimir Putin: ad aprile si sarebbe dovuto tenere il referendum per la riforma della costituzione russa, che avrebbe permesso al presidente di mantenere il potere ancora per diverso tempo. Ma è stato rimandato e l'emergenza coronavirus ha inciso sulla popolarità del governo, oggi in declino continuo. Putin appare allora un leader che sta passivamente subendo la situazione, dimostrandosi spesso indeciso sulle decisioni da prendere e lasciando spesso ad altri il ruolo di comunicare le misure adottate dal governo.

Il potere dell'ex funzionario del KGB si affievolisce, mentre gli ospedali nel Paese sono sull'orlo del collasso, dovendo far fronte alla mancanza di macchinari e medici. E il personale sanitario presente è costretto a lavorare senza guanti e mascherine, finendo spesso per contrarre il virus a sua volta. Diversi sindacati russi hanno denunciato la morte di centinaia di medici e infermieri. Il governo ha richiamato gli studenti dalle scuole di medicina per sostituire il personale medico ammalato. Ma i numeri ufficiali continuano ad essere distorti e la stampa offuscata.

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