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Spirale di violenza senza fine ad Haiti, Medici senza Frontiere: “Crisi umanitaria da record”

Il racconto a Fanpage.it del team di Medici senza Frontiere impegnato ad Haiti, dove da settimane la popolazione della capitale Port-au-Prince è alle prese con una spirale senza fine di violenze: “Crisi umanitaria pesante, i bisogni di queste persone sono troppo grandi”.
A cura di Ida Artiaco
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La Capitale di Haiti, Port-au-Prince, è intrappolata da settimane in una spirale di continue violenze. I soggetti più fragili, in particolare, vivono sotto la minaccia di proiettili vaganti e sequestri di persona. Lo sa bene il team di Medici Senza Frontiere (MSF), che gestisce cliniche mobili dove tutti i giorni vengono curati centinaia di bambini, donne, uomini e anziani.

Nei primi quattro mesi del 2023, le équipe mobili di MSF hanno trattato un totale di 7.781 pazienti e hanno distribuito più di 300mila litri di acqua potabile nelle aree di Delmas, Bel-Air e Bas Bel-Air, dove le persone sono state particolarmente colpite dalla violenza. Altri 300mila litri di acqua potabile e 607 kit igienici sono stati distribuiti alla popolazione sfollata dalla violenza nei quartieri di Fort National e Poste Marchand nel mese di febbraio.

Si tratta di una vera e propria crisi umanitaria, frutto di eventi politici, sociali ed economici.  L'accesso ai servizi essenziali, tra cui assistenza sanitaria e psichiatrica, acqua e servizi igienico-sanitari, è gravemente compromessa in tutta Port-au-Prince. Il conflitto tra gruppi armati rivali rende difficile lo spostamento delle persone in tutta la città, e gran parte della popolazione vive in condizioni di estrema precarietà.

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Per questo, almeno quattro volte alla settimana, tre auto di MSF trasportano un team multidisciplinare composto da medici, infermieri, psicologi, promotori della salute, ostetriche e specialisti dell'acqua, oltre a materiale medico per curare i pazienti nelle zone colpite dalla violenza urbana nel centro di Port-au-Prince.

"Le cliniche mobili sono necessarie in un contesto come Port-au-Prince – ha raccontato a Fanpage.it Michele Trainiti, responsabile della missione di MSF ad Haiti -. Le strutture sanitarie in alcuni dei quartieri più colpiti dalla violenza sono chiuse. Altre parzialmente funzionanti sono difficili da raggiungere e inaccessibili per molti. Le persone non si spostano a causa della violenza e dell'insicurezza, compresi gli alti rischi di proiettili vaganti, e anche allora, le opzioni di trasporto sono limitate. Inoltre, le strutture sanitarie pubbliche devono spesso far fronte a regolari carenze di personale, medicinali e forniture".

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Per non parlare della dimensione psicologica. "Il rumore dei proiettili, la paura di essere aggrediti da gruppi armati, la morte di parenti fanno parte della situazione traumatica vissuta da molti dei nostri pazienti. Ho visto alcuni di loro alle prese con l'ansia, depressione, con disturbi del sonno o ipervigilanza. Alcuni alcuni di loro che consumano sostanze psicoattive per sfuggire alla realtà", ha raccontato Camille Dormetus, psicologa di MSF.

Ma i problemi sono anche altri. In un'altra parte della clinica un'équipe medica cura numerosi casi di scabbia, sintomo di condizioni di vita non igieniche. È particolarmente comune in alcune parti della città dove l'accesso all'acqua è limitato e le strutture igienico-sanitarie sono inadeguate. "Attraverso le nostre cliniche mobili, forniamo assistenza sanitaria di base insieme all'educazione sanitaria e indirizziamo i pazienti con problemi più complicati ad altre strutture sanitarie. Forniamo anche acqua potabile e ripariamo le strutture igienico-sanitarie dove
questi servizi sono esistenti. Siamo sempre alla ricerca di quale ulteriore assistenza possiamo fornire, ma i bisogni di queste persone sono troppo grandi", ha concluso Michele Trainiti.

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