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Soldi del Vaticano per investimenti immobiliari: sequestrati documenti e Pc a monsignor Perlasca

La gendarmeria vaticana ha fatto scattare una serie di perquisizioni a carico di monsignor Alberto Perlasca, già Capo ufficio amministrativo della Prima Sezione della Segreteria di Stato, sequestrando diverso materiale, tra documenti cartacei e apparati informatici. Il Prelato è il sesto indagato dell’inchiesta che nell’ottobre scorso aveva visto cinque dipendenti della Santa Sede indagati e sospesi.
A cura di Antonio Palma
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In Vaticano spunta un sesto indagato nell'ambito dell'inchiesta sugli investimenti finanziari e immobiliari portati avanti con i soldi della Curia. Nelle scorse ore, infatti, la gendarmeria vaticana ha fatto scattare una serie di perquisizioni a carico di monsignor Alberto Perlasca, già Capo ufficio amministrativo della Prima Sezione della Segreteria di Stato, sequestrando diverso materiale, tra documenti cartacei e apparati informatici, presente presso l’ufficio e l’abitazione del prelato. Come informa un comunicato della Sala Stampa vaticana, le perquisizioni e i sequestri, disposti dal Promotore di Giustizia Gian Piero Milano e dall’Aggiunto Alessandro Diddi, "è da ricollegarsi a quanto emerso dai primi interrogatori dei funzionari indagati e a suo tempo sospesi dal servizio”.

Il 59enne Perlasca, dal luglio 2019 Promotore di Giustizia sostituto presso il Supremo Tribunale della Segnatura apostolica, diventa dunque il sesto indagato dell’inchiesta che nell'ottobre dello scorso anno aveva visto cinque dipendenti della Santa Sede indagati e sospesi. Proprio dalle dichiarazioni dei cinque indagati sarebbero emerse le accuse nei confronti di monsignor Alberto Perlasca. L’indagine era stata avviata dopo alcune denunce scattate a seguito di accertamenti svolti da organismi finanziari e di controllo vaticani e  intende fare luce su alcuni investimenti immobiliari e finanziari speculativi anche fuori dall'Italia e  realizzati con i soldi della Santa Sede. Le ipotesi di reato sono di peculato, abuso di autorità e corruzione.

Dopo lo scandalo che aveva portato ai primi indagati, lo stesso Papa Francesco  aveva parlato di “situazioni finanziarie sospette, che al di là della eventuale illiceità, mal si conciliano con la natura e le finalità della Chiesa, e che hanno generato disorientamento e inquietudine nella comunità dei fedeli”. “L’Ufficio del Promotore e il Corpo della Gendarmeria – conclude la nota della Sala Stampa – proseguono negli accertamenti di carattere amministrativo-contabile e nelle attività di cooperazione con le autorità investigative straniere”.

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