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Siria, massacro finale: civili gasati con il cloro,30 intossicati nella Ghouta. Ieri 90 morti

Nella Ghouta orientale trenta persone sono state ricoverate con i sintomi di intossicazione da gas cloro. Tra i soccorsi anche sei bambini e quattro donne. Gli Usa non escludono l’azione militare contro Assad come risposta agli attacchi chimici.
A cura di Mirko Bellis
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Alcuni dei pazienti ricoverati con un'intossicazione da gas cloro (Union of Medical Care and Relief Organizations)
Alcuni dei pazienti ricoverati con un'intossicazione da gas cloro (Union of Medical Care and Relief Organizations)

Nella Ghouta orientale trenta persone sono state ricoverate con i sintomi di intossicazione da gas cloro. La denuncia arriva dai Caschi bianchi, l’organizzazione di volontari della protezione civile che opera nelle zone non controllate dal governo siriano. Tra i soccorsi anche sei bambini e quattro donne. L’attacco con la sostanza chimica è avvenuto a Hammouriya, una delle cittadine che compongono la vasta area a est di Damasco da settimane sotto il fuoco dell’artiglieria e dell’aviazione siriana. I medici locali hanno affermato che i pazienti presentavano problemi respiratori. In quella che ormai è una carneficina quotidiana – solo ieri sono stati uccisi più di 90 civili – si tratterebbe dell’ottavo attacco con armi chimici dall'inizio dell'anno.

“Il mondo civilizzato non deve tollerare il continuo uso di armi chimiche da parte del regime di Assad", ha dichiarato Sarah Huckabee Sanders, la portavoce della Casa bianca. Secondo quanto riportato dal Washington Post, gli Usa sarebbero pronti a colpire di nuovo il regime siriano. Donald Trump, nel corso di una riunione con i vertici militari, avrebbe manifestato l’intenzione di sferrare un attacco in Siria come risposta all'uso di armi chimiche. Già nell'aprile dello scorso anno, il presidente statunitense ordinò di colpire la base dell’esercito siriano da cui era partiti gli attacchi con gas su Khan Shaykhun costati la vita a 80 persone. A frenare Trump, secondo le indiscrezioni raccolte dal Washington Post, sarebbe stato il segretario della Difesa, James Mattis, che si è detto contrario ad un’azione militare. L’uso di armi chimiche da parte dell’esercito siriano è stato confermato anche dalla Commissione dell'Onu sui crimini di guerra in Siria. In un rapporto pubblicato oggi sono contenute le prove degli attacchi con sostanze chimiche contro i ribelli avvenuti a luglio e novembre dell'anno scorso nella Ghouta orientale.

L’intossicazione da gas cloro è avvenuta solo poche ore dopo che i convogli della Croce rossa internazionale e della Mezza luna rossa avevano abbandonato la Ghouta. Le organizzazioni internazionali non hanno potuto consegnare tutti gli aiuti umanitari: a causa dei bombardamenti, quattordici degli oltre 40 camion non sono stati scaricati. L’Organizzazione mondiale della Sanità, inoltre, ha fatto sapere che le truppe lealiste hanno sequestrato circa il 70% delle forniture mediche. Kit di emergenza e materiale chirurgico indispensabili per curare migliaia di feriti che stanno letteralmente collassando le poche strutture mediche ancora operative.

“È con un cuore a pezzi che la nostra squadra lascia la Ghouta orientale. Le persone che abbiamo incontrato qui hanno passato cose inimmaginabili. Sembravano esausti. L'aiuto che abbiamo consegnato oggi non è sufficiente. Faremo tutto il possibile per tornare con più cibo, più rifornimenti”, ha scritto Pawel Krzysiek, il portavoce della Croce rossa internazionale.

I raid aerei non si sono fermati neanche oggi e si contano già 9 morti e decine di feriti. Da quando è iniziata l’offensiva dell’esercito siriano e dei suoi alleati per riconquistare la roccaforte ribelle a pochi chilometri da Damasco hanno perso la vita oltre 700 civili. Davanti agli occhi degli operatori della Croce rosse che ieri sono entrati nella Ghouta orientale si presentava uno scenario dantesco. “Si vede distruzione ovunque. Una sofferenza che va oltre l’immaginazione”.

La risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che prevede un cessate il fuoco in Siria di 30 giorni non è mai entrata in vigore. Il presidente russo Putin aveva proposto martedì scorso la creazione di corridori umanitari e una pausa dei combattimenti di cinque ore, dalle 9 alle 14, per permettere ai civili di abbandonare la zona. Oggi il portavoce del Cremlino ha confermato l’impegno della Russia di garantire un passaggio sicuro fuori dalla Ghouta orientale anche per i ribelli e le loro famiglie. In una dichiarazione, il ministero della Difesa russo ha detto che agli insorti verrebbe assicurato un corridoio sicuro e l’immunità per portare con sé anche le loro armi. Una riedizione di quello che accadde nel dicembre del 2016 dove, dopo la caduta di Aleppo, fu consentito ai miliziani anti Assad di ripiegare nella vicina Idlib.

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