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Siria, la Russia non molla all’Onu

Il ministro degli esteri Gatylov si oppone con forza alla proposta di embargo dei rifornimento di armi. La Russia ha commesse per armi in Siria per sei miliardi di dollari già siglate.
A cura di Vincenzo Sbrizzi
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Vitaly Churkin

Continua la strenua lotta dei rappresentanti russi all'Onu nel corso del summit per decidere un'eventuale risoluzione contro le violenze in Siria. Il viceministro degli esteri russo Gatylov si è opposto fermamente all'embargo sulla fornitura di armi paventato dalle Nazioni Unite. Secondo il rappresentante del Cremlino bloccando le forniture di armi nel canale ufficiale si favorirebbe il traffico illecito. Il risultato sarebbe far piombare la Siria nella guerra civile. La situazione in Siria però continua ad aggravarsi e dietro alle parole del viceministro russo ci sono anche forti interessi economici.

Attualmente la Russia ha commesse in armi con il regime di Assad per un totale di sei miliardi di dollari. Quattro forniture sono già state sottoscritte per la fornitura di 24 caccia Mig 29M2. Altri due accordi sono in dirittura di arrivo. Cifre alla mano la Siria è tra i cinque migliori clienti della Russa per la fornitura di armi. Solo lo scorso anno la Russia ha fornito ad Assad armi per 960 milioni di euro, una cifra equivalente al 9% delle esportazioni russe. A fornire queste cifre è il “Center for Analysis of Strategies and Techonogies” russo. Se cadesse anche Assad i russi perderebbero un altro ottimo cliente per la fornitura di armi dopo la deposizione di Muammar Gheddafi. Un'ulteriore perdita che l'industria bellica russa stenterebbe a sopportare.

Il principale colosso della produzione bellica di Mosca, la Rosoboronexport ha perso solo lo scorso anno commesse per il 10% del suo volume d'affari e l'ennesimo taglio sarebbe un brutto colpo per l'intero comparto. Per questi motivi già lo scorso anno la Russia aveva boicottato l'embargo militare imposto da Ue e Usa fornendo comunque attrezzature al regime di Damasco tra cui tre diversi sistemi missilistici, incluso il Bastion, che lancia missili anti nave, ed uno anti aereo. Oltre alle ripercussioni economiche ci sarebbero chiare difficoltà militari per il regime.

Se da una parte le truppe di Assad si vedessero tagliate le forniture militari, dall'altro dovrebbero assistere al rafforzamento delle truppe degli insorti che comunque potrebbero avvantaggiarsi dell'acquisto di armi di contrabbando, sempre che lo stesso regime non ricorra alla stessa soluzione. Le difficoltà militari non colpirebbero solo le truppe dell'alleato siriano ma ricadrebbero anche sullo stesso esercito russo. La Russia perderebbe infatti l'unico porto sicuro nel Mediterraneo. Si tratta del porto di Tartus dove navi russe sono attraccate dopo aver attraversato Suez.

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