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Preti pedofili, decisione storica di Papa Francesco: abolito il segreto pontificio sugli abusi

Papa Francesco ha dato un altro duro colpo allo scandalo pedofilia nella Chiesa cattolica emanando l’Istruzione “Sulla riservatezza delle cause” nel giorno del suo 83esimo compleanno che di fatto abolisce il segreto pontificio per i casi di abuso sessuale su minori. Resta invece il segreto di ufficio da rispettare in ogni fase e diretto a tutelare la buona fama, l’immagine e la sfera privata di tutte le persone coinvolte.
A cura di Ida Artiaco
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Decisione storica di Papa Francesco sulla questione pedofilia nella Chiesa cattolica: è stato infatti abolito il segreto pontificio per i casi di abuso sessuale sui minori. Bergoglio lo ha stabilito emanando l'Istruzione "Sulla riservatezza delle cause", diffusa nel giorno del suo 83esimo compleanno. Nel Rescriptum ex audientia con cui si promulga l'Istruzione prevede all'articolo 1 che "non sono coperti dal segreto pontificio le denunce, i processi e le decisioni riguardanti i delitti" in materia di abusi su minori, di cui nel Motu proprio "Vos estis lux mundi", firmato dal Santo Padre il 7 maggio contro i crimini pedofili e gli abusi sessuali, e nelle norme "de gravioribus delictis". Tra gli atti gravi oggetto del provvedimento ci sono l’atto sessuale costretto per abuso di autorità, gli atti sessuali di un minore, ma anche la “produzione, esibizione, detenzione o distribuzione, anche per via telematica, di materiale pedopornografico, nonché il reclutamento o l'induzione di un minore o di una persona vulnerabile a partecipare ad esibizioni pornografiche”. Resta invece il segreto d'ufficio da rispettare in ogni fase e diretto a tutelare la buona fama, l'immagine e la sfera privata di tutte le persone coinvolte.

Nel testo si legge in questione, nello specifico, che "a chi effettua la segnalazione, alla persona che afferma di essere stata offesa e ai testimoni non può essere imposto alcun vincolo di silenzio riguardo ai fatti di causa". Il provvedimento riguarda "sia le procedure che si svolgono in sede locale, sia quelle che hanno luogo a Roma, presso la Congregazione per la Dottrina della Fede". L'Istruzione del Papa stabilisce, infine, che "il segreto d’ufficio non osta all’adempimento degli obblighi stabiliti in ogni luogo alle leggi statali, compresi gli eventuali obblighi di segnalazione, nonché all’esecuzione delle richieste esecutive delle autorità giudiziarie civili". Ciò significa che i magistrati civili degli altri Paesi potranno finalmente avere accesso agli atti dei processi canonici. Tra le novità previste, è stato alzato da 14 a 18 anni il limite al di sotto del quale l’abuso è considerato tra i delitti più gravi e viene data la possibilità anche ai laici di fungere da avvocato o procuratore. Resta fermo, invece, il segreto della confessione.

Secondo l'arcivescovo Charles Scicluna, segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della fede e uomo di punta del Vaticano nella lotta alla pedofilia, quella di oggi è una "decisione epocale. Finora – ha spiegato ai microfoni di Radio Vaticana – la vittima non aveva l’opportunità di conoscere la sentenza che faceva seguito alla sua denuncia, perché c’era il segreto pontificio. Anche altre comunicazioni venivano ostacolate, perché il segreto pontificio è un segreto di altissimo livello nel sistema di confidenzialità nel Diritto canonico. Adesso viene facilitata anche la possibilità di salvaguardare la comunità e di dire l’esito di una sentenza". L'abolizione del segreto pontificio era stata chiesta dal cardinale tedesco Reinhard Marx, uno dei consiglieri più stretti del Papa perché "i dossier che avrebbero potuto documentare i terribili atti e indicare il nome dei responsabili sono stati distrutti o nemmeno creati. Invece dei colpevoli, a essere riprese sono state le vittime ed è stato imposto loro il silenzio". Richiesta che è stata finalmente esaudita.

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