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Padre Pierluigi Maccalli rapito da jihadisti in Niger, era appena tornato in Africa

Il missionario della Società delle Missioni Africane è originario della diocesi di Crema ma era impegnato da tempo nella parrocchia di Bomoanga, diocesi di Niamey, con varie attività. “La zona da qualche mese si trova in stato di urgenza a causa di una presenza di terroristi provenienti dal Mali e dal Burkina Faso”, hanno spiegato gli altri missionari che hanno dato l’allarme.
A cura di Antonio Palma
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Un sacerdote e missionario italiano, padre Pierluigi Maccalli, è stato rapito nelle scorse ore da presunti jihadisti in Niger dove partecipava ad una delle attività  della Società delle Missioni Africane. Il rapimento  è avvenuto nella notte tra lunedì 17 e martedì 18 settembre mentre Padre Maccalli, originario della diocesi di Crema e già missionario in Costa d'Avorio, si trovava nella parrocchia di Bomoanga, diocesi di Niamey. A darne notizia all'agenzia Fides, è stato padre Mauro Armanino, missionario a Niamey come lui. Secondo quanto riferiscono i missionari nella Curia generalizia di Genova, un gruppo di uomini armati si è introdotto nel villaggio alle 21.30 di lunedì ora locale (le 23.30 in Italia) e ha rapito il sacerdote, rubando anche il suo computer e il suo telefono. È stato possibile ricostruire i fatti grazie alla testimonianza di un confratello indiano che vive insieme a padre Pierluigi ma che è riuscito a mettersi in salvo.

"Da qualche mese la zona si trova in stato di urgenza a causa di questa presenza di terroristi provenienti dal Mali e il Burkina Faso", ha aggiunto padre Armanino. Per questo "negli ultimi mesi – spiegano i confratelli – le forze dell'ordine avevano messo in guardia i religiosi. La polizia e le forze dell'ordine avevano infatti registrato movimenti sospetti di miliziani jihadisti al confine con il Burkina Faso".  La Missione Cattolica dei Padri Sma si trova infatti in zona Gourmancé, nel Sud-Ovest del Paese  e vicino alla frontiera con il Burkina Faso. I missionari quindi avevano limitato gli spostamenti e non uscivano di notte ma i rapitori hanno assaltato direttamente il villaggio. Padre Maccalli, che da tempo è impegnato in Africa con vari progetti nei quali mette insieme evangelizzazione e promozione umana come la costruzione di scuole e corsi di formazione per i giovani contadini, era da poco ritornato nel Continente dopo un periodo di riposo in Italia.

Padre Maccalli che da tempo è impegnato in Africa con vari progetti nei quali mette insieme evangelizzazione e promozione umana come la costruzione di scuole e corsi di formazione per i giovani contadini, era da poco ritornato nel Continente dopo un periodo di riposo in Italia. Proprio la sua attività potrebbe aver infastidito i presunti jihadisti che operano in zona visto che il missionario era anche attento all'inculturazione aveva organizzato momenti di iniziazione in relazione con le mutilazioni genitali delle ragazze. Dopo il rapimento – riferiscono dalla Curia della Sma – padre Maccalli è stato probabilmente portato al di là della frontiera. Nella confinante regione del Burkina Faso, infatti, c'è una vasta foresta in cui hanno base i miliziani jihadisti. Attualmente la diocesi di Niamey ha inviato un gruppo di sacerdoti nel villaggio di padre Maccalli per verificare i fatti e per prendere contatti con la comunità locale. Un altro religioso italiano di una parrocchia vicina è stato fatto evacuare e ora è al sicuro a Niamey".

La chiesa cattolica in Niger infatti sostiene fortemente che attraverso le opere sociali cresca il regno di Dio ed è per questo che la Missione di Bomoanga ha un programma di impegno di Promozione Umana e di Sviluppo attraverso le sue cellule di base chiamate Csd (Comité de Solidarité et Developpement). La missione opera fin dagli anni ’9 0in una zona a circa 125 chilometri dalla capitale Niamey dove si concentra il popolo Gourmancé, interamente dedito alla agricoltura. La povertà purtroppo è strutturale, i problemi di salute e igiene sono enormi, l’analfabetismo diffuso e la carenza di acqua e di strutture scolastiche ingenti. La mancanza di strade e di altre vie di comunicazione, anche telefoniche rendono la zona isolata e dimenticata.

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