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Operaio eroe di Chernobyl si suicida dopo aver visto il film: “Gli avevano negato la casa popolare”

Nagashibay Zhusupov, uno degli “eroi di Chernobyl” che si impegnò per mettere in sicurezza il reattore numero 4 della centrale nucleare ucraina, si è suicidato dopo aver visto la celebre serie tv prodotta da Sky e HBO sul disastro del 26 aprile del 1986.
A cura di Davide Falcioni
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Nagashibay Zhusupov, uno degli "eroi di Chernobyl" che si adoperò per mettere in sicurezza il reattore numero 4 della centrale nucleare ucraina, si è suicidato dopo aver visto la celebre serie tv prodotta da Sky e HBO sul disastro del 26 aprile del 1986. “Abbiamo visto tutti la serie di Chernobyl. Papà osservava le scene e ricordava con dolore tutti i momenti che ha dovuto attraversare. C’erano le lacrime nei suoi occhi mentre guardava il film”, ha raccontato la figlia di Nagashibay, Gaukhar Zhusupov, al Daily Mail. La ragazza, di 25 anni, ha spiegato che il padre non è riuscito a reggere all'impatto emotivo con il film, che non solo ha riacceso ricordi dolorosi ma ha soprattutto fatto riemergere una rabbia a lungo sopita: Nagashibay Zhusupov fu l’unico a non ricevere una casa popolare per sé e per i suoi bambini, cinque in tutto, dopo la tragedia.

Nagashibay Zhusupov si è tolto la vita a 61 anni. Subito dopo il disastro di Chernobyl l'uomo, originario del Kazakistan, era stato precettato come liquidatore proprio dal governo ucraino ed era stato tra i primi a raggiungere il luogo della tragedia con lo scopo di limitare al massimo la diffusione di radiazioni. Nonostante la sua abnegazione Nagashibay Zhusupov non aveva avuto il riconoscimento che si aspettava ed era caduto in povertà, senza riuscire a ottenere una casa popolare ma vedendosi costretto a vivere in un dormitorio in precarie condizioni di salute: “Mio padre – ha detto la figlia – ha guardato la serie della Hbo con le lacrime agli occhi, perché gli ha riportato alla mente i ricordi dolorosi del suo sacrificio. Il governo ha rifiutato di concederci uno dei suoi alloggi popolari e questo lo ha ferito in maniera irreparabile”.

Anche i suoi amici hanno commentato: "Credeva che la casa popolare fosse suo diritto, un riconoscimento doveroso per il suo sacrificio. Eppure, dopo dieci anni di attesa, ha scoperto che il suo nome era stato cancellato dalla lista. Questo lo ha distrutto. Ha tentato una causa legale, per vedersi riassegnato il suo posto in lista d’attesa. L’ultima volta che l’ho visto, era profondamente rammaricato per non aver potuto ottenere un appartamento. Credo che si sia buttato giù da un palazzo in un momento di disperazione, perché per molti anni non è riuscito a ottenere una casa adeguata”.

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