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La storia dell’elefante Happy e la battaglia per farla diventare una “persona”

Ha quattro arti, occhi espressivi e le piace passeggiare nel verde di New York City. Happy è un esemplare femmina di elefante asiatico di 50 anni. Ma può anche essere considerata una persona? Sarà la Corte Suprema a deciderlo.
A cura di Biagio Chiariello
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A dispetto del suo nome quella di Happy è una storia triste. L'esemplare femmina di elefante asiatico è costretta a vivere da tempo in solitudine nello zoo del Bronx a New York. Nonhuman Rights Project si batte per far in modo che l'animale venga trasferito in un rifugio; l'ultima carta giocata dall'organizzazione per il rispetto dei "diritti umani" (letteralmente Progetto per i Diritti Non-umani) è quella di far riconoscere l’elefante come una persona giuridica. La questione è stata presentata mercoledì 18 maggio dinanzi alla Corte Suprema di New York.

Il caso fa discutere per la possibilità di estendere un diritto umano fondamentale a un animale. I sostenitori del Nonhuman Rights Project dicono di sì: Happy è un elefante autonomo, cognitivamente complesso, degno del diritto riservato dalla legge a "una persona". Lo zoo del Bronx, dove risiede Happy, dice di no: tramite un avvocato, la struttura ha fatto sapere che Happy "non è né imprigionato illegalmente e non è una persona", ma "un elefante ben curato e rispettato per la magnifica creatura che è".

Happy vive in quello zoo da 45 anni. La Corte d'Appello statale ha tenuto conto delle discussioni sull'opportunità di farla rilasciare attraverso un procedimento di habeas corpus, cioè "il diritto del cittadino detenuto di comparire immediatamente davanti a un giudice o un tribunale, in modo che il giudice possa decidere se la detenzione è illegale, a causa delle modalità di detenzione o per il tempo eccessivo". Il Nonhuman Rights Project vuole che venga trasferita da una "prigione di un acro" di uno zoo a una riserva più spaziosa. "Deve poter esercitare le proprie scelte e decidere con chi vuole stare, dove andare, cosa fare e cosa mangiare", ha detto all'Associated Press l'avvocato dell'associazione Monica Miller prima dei dibattiti in aula. "E lo zoo le sta proibendo di fare una di queste scelte in autonomia."

Il gruppo ha detto che nel 2005 Happy è diventato il primo elefante a superare un test di autocoscienza, toccando ripetutamente una "X" bianca sulla fronte mentre guardava se stessa in un specchio. Il timore dello zoo è che una vittoria per i sostenitori del Nonhuman Rights Project possa aprire la porta a varie azioni legali a favore degli animali, compresi quelli domestici e altre specie negli zoo.

"Un'intera riscrittura e una concessione agli animali di diritti che non hanno mai avuto prima non dovrebbe essere fatta da un legislatore?" si chiede in tal senso Kenneth Manning, legale dello zoo Wildlife Conservation Society.

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Happy è nata e cresciuta allo stato brado in Asia all'inizio degli anni '70; catturata e portata all'età di 1 anno negli Stati Uniti, dove alla fine è stata chiamata come uno dei personaggi di ‘Biancaneve e i sette nani‘ (Happy è Gongolo nella versione italiana). Così come il suo compagno, Grumpy (Brontolo) che nel 2002 morì per uno scontro con altri esemplari, interrompendo una convivenza durata 25 anni. Dopo Grumpy arrivò un altro compagno morto nel 2006. Da quel momento è arrivata la decisione di non acquisire altri elefanti, costringendo Happy a una vita solitaria.

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