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La Russia ha definito i crimini di guerra di Bucha una “provocazione ucraina”

Il ministero della Difesa russo ha bollato le accuse di crimini di guerra compiute a Bucha come “fake news” e ha chiesto una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Nel frattempo cresce il numero dei morti trovati nelle fosse comuni: più di 400 cadaveri.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il Ministero della Difesa russo ha bollato le notizie sulle atrocità di Bucha come "fake news" tramite il suo canale Telegram ufficiale. Subito dopo, Mosca ha chiesto una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, da svolgersi lunedì 4 aprile. Dmitry Polyansky, vice rappresentante dell'UNSC del Paese, ha riferito di aver avanzato la richiesta alla luce della "palese provocazione ucraina". Eppure, le immagini dei cadaveri nelle fosse comuni restano: secondo le autorità di Kiev, durante la ritirata l'esercito russo avrebbe ucciso indiscriminatamente i cittadini lungo il suo passaggio.

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Le vittime sono state legate con le mani dietro la schiena e hanno i volti sfigurati. I loro corpi senza vita sono stati restituiti dal terreno: almeno 280 cadaveri sono stati individuati in una delle fosse comuni della città. Tutte le vittime sono state giustiziate in strada secondo quanto riferisce Anatoly Fedoruk, sindaco di Bucha.

In tutto sono almeno 400 i cadaveri tra uomini, donne e bambini nella piccola città poco lontano da Kiev. Il premier ucraino Zelensky ha nuovamente parlato di genocidio durante un'intervista con il canale americano Cbs. Secondo le autorità ucraine, tra i crimini di guerra compiuti vi sarebbero anche diverse violenze sessuali.

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L'Ong Human Rights Watch ha confermato quanto denunciato settimane fa da esponenti del governo di Kiev. In particolare hanno riferito il caso di un'insegnante costretta a uscire di casa nel cuore della notte e a raggiungere l'area accanto all'ufficio di AgroButpostach. Lì sono stati portati anche altri residenti, costretti a mostrare ai soldati il proprio cellulare e a rispondere a domande sulla resistenza. Cinque uomini sono stati costretti a inginocchiarsi e giustiziati davanti a tutti. I corpi dei civili uccisi, secondo quanto riferito dalla donna, giacevano ancora in strada il 9 marzo, quando è riuscita a lasciare la città

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