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Il tragico 2015 dei migranti: quasi 4000 morti nel Mediterraneo

Il rapporto dell’Organizzazione mondiale per le Migrazioni (Oim): il 2015 si chiude con almeno 3771 morti nel Mediterraneo, in totale i migranti morti in tutto il mondo sono stati oltre 5000.
A cura di Susanna Picone
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L’anno che ci lasciamo alle spalle si chiude con un bilancio agghiacciante: secondo l’Oim (Organizzazione mondiale per le migrazioni) 3771 persone sono morte solo nel Mediterraneo, il mare che nel 2015 risulta quello più tragico per i migranti. È stato un anno più tragico del precedente quando, secondo l’Oim, i morti nel Mediterraneo furono 3279. Gli arrivi via mare nel corso del 2015 sono stati invece 996645. In totale, nel mondo, hanno perso la vita 5350 persone che speravano di ricominciare altrove, lontano da guerre, fame e povertà.

Le rotte più rischiose – Il mese più drammatico del 2015 è stato aprile, quando abbiamo contato 1244 morti, di cui circa 800 in un solo tragico naufragio al largo delle coste libiche. Nel Mediterraneo la rotta più rischiosa è quella tra la Libia e l'Italia. Nel 2015 ci sono stati 2892 morti contro 152864 arrivi. Nella rotta verso la Grecia 805 morti e 839561 arrivi; 74 morti e 3845 arrivi sulla rotta verso la penisola iberica e la Francia. Dopo il Mediterraneo, la rotta più rischiosa per i migranti è quella nel Golfo del Bengala, mare di Andaman verso Malaysia e Thailandia (circa 800 morti nel 2015). Tra Usa e Messico i morti sono stati almeno 330.

L’appello: “Cambiare la narrazione sulle migrazioni” – “Non ci sono scuse per questi migranti disperati che hanno perso le loro vite. La comunità internazionale deve agire per fermare questo trend. Nel corso dell'anno abbiamo più volte ricordato che la mobilità degli esseri umani non è volontaria, ma causata da conflitti e povertà acuta. Molti non hanno scelta e lasciano la loro patria per cercare una vita migliore e più sicura”, questo il commento di William Lacy Swing, direttore generale dell’Oim. Per l'ambasciatore statunitense Swing “va cambiata l'attuale tossica narrazione sulle migrazioni. Non si tratta di un fenomeno negativo, ma largamente positivo”.

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