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Igor il russo “pugnala” un agente in volto con una piastrella: “Vi ucciderò tutti”

Igor il russo ha nuovamente aggredito un agente della struttura penitenziaria Spagnola nella quale è detenuto. L’uomo ha ferito un poliziotto in volto usando il frammento di una piastrella come pugnale.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Ha ferito di nuovo un agente penitenziario in carcere i Spagna. Nobert Feher, alias "Igor il russo" si è reso protagonista di un'altra aggressione in cella. Il killer è detenuto in Spagna dal 2017, dopo il triplice omicidio in Aragona. Igor il russo era un ricercato internazionale anche per gli omicidi di Davide Fabbri e Valerio Verri, compiuti nel maggio del 2017 in Italia. Secondo Hoy Aragon, il killer condannato all'ergastolo si è costruito un'armatura fatta di giornali e riviste per poi staccare un frammento di piastrella dal pavimento.

Usandolo come un pugnale, ha ferito un agente in pieno volto, minacciando gli altri con le frasi: "Vi ucciderò uno a uno". La scena è molto simile a quella già verificatasi un anno fa in un altro istituto penitenziario. Secondo gli operatori della struttura carceraria, Igor il russo è "estremamente aggressivo" e vive in una situazione di "tensione permanente", in guerra con le forze dell'ordine e con gli altri carcerati. "Immagina che siano tutti contro di lui – spiegano al sito di informazione spagnolo – e da anni terrorizza chi è incaricato di vigilare sulla sua incolumità in carcere".

Stando ad altri racconti del personale del carcere spagnolo, il killer avrebbe conservato alcune ossa dopo aver mangiato costolette di maiale per poi affilarle. Probabilmente progettava di usarle come armi e sono state trovate in cella. Secondo gli agenti, molti sarebbero stratagemmi ideati per "difendersi", convito che gli altri detenuti e le guardie penitenziarie vogliano provare ad ucciderlo. Più volte, proprio per arginare questi comportamenti, il killer è stato sottoposto al regime di isolamento. Una volta uscito, però, i suoi comportamenti non hanno fatto che peggiorare, facendo vivere in una situazione di costante ansia anche il personale carcerario.

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