I talebani le chiedono di cucinare per 15 ma lei non ha cibo: la uccidono picchiandola con un fucile
Najia era a casa con i suoi figli quando i talebani hanno bussato alla sua porta per l'ultima volta. Nei tre giorni precedenti, i talebani le avevano chiesto di cucinare per 15 combattenti. "Mia madre ha detto loro che siamo poveri e che non potevamo cucinare per tutti loro" spiega la figlia 25enne Manizha. I talebani a quel punto l'hanno picchiata. Dopo le prime tre richieste, i talebani l'hanno uccisa a colpendola con il calcio del fucile. A raccontare questa storia è la Cnn, impegnata nel descrivere la realtà dei piccoli centri attorno a Kabul. In pochi giorni, i militanti hanno rapito decine di bambine e ragazze, allontanandole dai genitori con la forza. La velocità con la quale i talebani sono riusciti ad avanzare ha colto di sorpresa molte donne che non hanno neppure avuto il tempo di comprare un burqa per uniformarsi alle leggi dei fondamentalisti.
Tutti i progressi fatti dal 2001 in poi sono stati persi in circa dieci giorni: i collaboratori internazionali che vigilavano sui diritti delle donne hanno dovuto abbandonare il Paese o nascondersi in attesa di riorganizzare il lavoro. Nonostante i talebani abbiano promesso da Kabul di voler includere le donne nel nuovo governo islamico, restano alti i dubbi sulle effettive intenzioni dei fondamentalisti che nei piccoli centri hanno già dato il via a rastrellamenti e violenze. Inoltre, i combattenti hanno asserito di non voler dare vita a un nuovo Parlamento. Nonostante le promesse sulle scuole aperte e su luoghi di lavoro inclusivi, gli abitanti raccontano di divieti imposti dai talebani per quanto riguarda il lavoro, l'istruzione e persino la televisione, la cui visione è stata vietata.
Tante sono le donne che negli scorsi giorni hanno raggiunto Kabul con i loro figli nel tentativo di fuggire dai talebani. La convinzione era che la capitale si sarebbe difesa ancora a lungo con l'aiuto delle forze internazionale. Al momento della conquista della città, molti profughi sono rimasti in strada, senza neppure un tetto sotto il quale passare la notte. I Paesi occidentali hanno iniziato l'evacuazione di alleati e membri del personale diplomatico, ma all'aeroporto di Kabul sono tanti i profughi che ogni giorno tentano di salire su un aereo.