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Francia, caso Marwa, bimba di 15 mesi: medici vogliono staccare la spina, famiglia si oppone

La bambina di 15 mesi si trova ricoverata dal 25 settembre 2016 in un ospedale di Marsiglia, mantenuta in vita artificialmente a causa di un raro enterovirus che le ha provocato danni neurologici “gravi e definitivi”. I genitori si sono appellati al tribunale amministrativo contro la decisione dei dottori di staccare la spina e, dopo il ricorso del personale medico dell’ospedale, il caso è approdato oggi in Consiglio di Stato a Parigi.
A cura di C. T.
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Mentre in Italia si continua a discutere di eutanasia e testamento biologico a pochi giorni dalla vicenda di dj Fabo, in Francia è arrivato al Consiglio di Stato il caso di Marwa Bouchenafa, una bambina di 15 mesi mantenuta in vita artificialmente in un ospedale di Marsiglia, dove è ricoverata dal 25 settembre 2016, a causa di un raro enterovirus che le ha provocato danni neurologici "gravi e definitivi".

Per i dottori Marwa ha subito dei danni neurologici talmente gravi da impedirle una vita normale: sarà costretta a letto, attaccata a respiratori e sondini per l'alimentazione. Considerate le sue condizioni, i medici sostengono che non ci sia più nulla da fare, ma i genitori si oppongono alla decisione di staccare la spina, convinti che la figlia possa migliorare, e si sono appellati al tribunale amministrativo di Marsiglia. I giudici hanno deliberato in loro favore, così, dopo il ricorso del personale medico dell'ospedale che ha lamentato una "irragionevole ostinazione" della famiglia, il caso è approdato oggi in Consiglio di Stato a Parigi.

Nel paese ci sono state diverse manifestazioni di sostegno ai genitori della bambina: una raccolta fondi per le spese legali arrivata a 8 mila euro – come racconta Nice Matin -, e striscioni dei tifosi del Marsiglia apparsi allo stadio. Esiste anche una pagina Facebook – Jamais sans Marwa, mai senza Marwa – che ha raccolto oltre 90 mila iscritti, e sabato 4 marzo è in programma una marcia di solidarietà.

La madre, che ha raccontato che la bambina fa piccoli movimenti e la segue con gli occhi, ha detto alla stampa locale di essere determinata a combattere "fino alla fine. Se necessario andremo fino alla Corte europea per i diritti dell’uomo".

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