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Dramma in ospedale, finisce l’ossigeno e non ci sono riserve: morti 2 medici in Perù

I due medici, contagiati dal coronavirus durante il loro lavoro, avevano una grave insufficienza respiratoria. Sono morti per la mancanza di ossigeno all’interno dell’ospedale. I problemi sono sorti per il grande afflusso di malati di queste ultime settimane che ha fatto esaurire le scarse risorse di ossigeno.
A cura di Antonio Palma
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Dramma in Perù dove due medici ricoverati dopo essere stati colpiti dal coronavirus sono morti quando l'ossigeno di cui avevano bisogno per sopravvivere si è esaurito. I due dottori erano ricoverati in due diversi ospedali della zona  di Iquitos, nella regione di Loreto, nel nord del Paese sudamericano ed erano sottoposti a ventilazione artificiale a causa delle loro gravi condizioni. La tragedia si è consumata domenica scorsa quando, come ricostruito dal quotidiano locale El Comercio, l'ossigeno è venuto a mancare prima in una e poi anche nell'altra struttura sanitaria e, senza riserve, per i due pazienti, Rafael García Dávila e Raúl Argumedo Castillo, non c'è stato nulla da fare. A denunciare l'accaduto è Miguel Palacios Celi, responsabile del sindacato del Collegio medico del Perù.

I due medici contagiati durante il lavoro

I due medici "sono morti per mancanza di ossigeno. Alle due del mattino di domenica, questo elemento vitale si è esaurito nei due ospedali. Entrambi avevano una insufficienza respiratoria ed erano completamente dipendenti dall'ossigeno" ha spiegato ai giornali il rappresentante sindacale. Dávila era un pneumologo che lavorava all'ospedale regionale di Loreto, mentre Castillo era psichiatra all'ospedale Essalud. Secondo le stesse fonti sindacali, finora in Perù sono stati 577 i medici infettati da Covid-19 durante il loro lavoro in prima linea contro il virus. Quasi la metà dei casi è concentrata nella capitale Lima e proprio nella zona di Iquitos. Secondo Palacios, di questi medici 30 sono ricoverati in ospedale e altri 25 in terapia intensiva con ventilazione meccanica.

Mancano posti letto ma anche ossigeno

Per tutti il pericolo è la mancanza di posti letto proprio in terapia intensiva, problema comune a tutti i Paesi che si sono ritrovati davanti a questa emergenza sanitaria, ma anche di ossigeno.  Il Paese, che è uno dei più colpiti in America latina, continua a fare i conti con disponibilità limitata di letti per terapia intensiva e di ventilatori meccanici ma anche di tubi di ossigeno per i pazienti con insufficienza respiratoria. "La zona orientale amazzonica è quella che ora richiede la massima priorità da parte del governo, non hanno ossigeno o farmaci", ha detto Palacios. In effetti i due ospedali dove sono morti i medici sono le più importanti strutture sanitarie nella regione ma il grande afflusso di malati di queste ultime settimane ha fatto esaurire le scarse risorse di ossigeno.

Perù in lockdown  fino al 10 maggio

Il Perù al momento conta più di 47mila casi di coronavirus e oltre 1.300 morti. Dopo aver dichiarato lo stato di emergenza nazionale  il presidente Martin Vizcarra ha chiuso le frontiere e imposto il lockdown a tutta la popolazione almeno fino al 10 maggio ma già si parla delle prime riaperture. "È essenziale stabilire la ripresa di alcune attività come hanno fatto altri paesi in questa fase dell'epidemia" ha detto Vizcarra, per il quale è necessario "trovare un equilibrio tra il controllo della malattia e l'attivazione di quei settori che generano lavoro per i cittadini".

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