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Covid 19

Coronavirus e vacanze, Grecia e Croazia si stanno già organizzando per salvare l’estate 2020

Non solo l’Italia sta pensando a soluzioni per le prossime vacanze estive. In attesa delle indicazioni da parte dell’Unione europea su come riaprire al turismo garantendo la sicurezza dei viaggiatori, Grecia e Croazia stanno lavorando alla creazione di un piano per salvare l’estate e di conseguenza la propria economia: dalla richiesta del test di negatività al Coronavirus alla realizzazione di “corridoi” autostradali europei.
A cura di Ida Artiaco
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Mentre gli italiani sono alle prese con la fase 2 dell'emergenza Coronavirus e con il calendario delle prossime eventuali riaperture, qualcuno di loro già pensa alle vacanze estive. Molte le ipotesi sul tavolo di addetti ai lavori ed istituzioni, ma con un'unica certezza: saranno sicuramente diverse rispetto al passato, all'insegna del distanziamento sociale e dell'igiene per evitare che il virus torni a circolare e a mietere vittime. Il ministro per il Turismo, Dario Franceschini, ha più volte sottolineato che le vacanze si faranno, possibilmente in Italia, pensando addirittura ad un "bonus il cui importo dipende dal numero di componenti della famiglia e che va speso entro il 2020 in strutture ricettive, cedendo una parte del tax credit alla struttura ricettiva" proprio per agevolare il turismo domestico. Tuttavia, non mancano soluzioni alternative, con alcuni paesi esteri, come Grecia e Croazia, che pure si stanno organizzando per la prossima stagione balneare e per riaprire ai turisti già dal prossimo mese di luglio, in attesa che l'Unione europea esponga le linee guida su come riaprire le destinazioni turistiche senza mettere in pericolo la salute pubblica.

La Grecia potrebbe richiedere il test negativo prima della partenza

La Grecia, la cui economia si stava lentamente riprendendo dalla crisi degli anni scorsi quando è scoppiata la pandemia, è stato uno dei primi paesi del Sud Europa ad intervenire per salvare il comparto del turismo, che rappresenta una buona fetta del suo Pil, circa il 25 per cento, con le sue spiagge prese d'assalto ogni estate da milioni di stranieri, tra cui numerosi italiani. "Stiamo ancora lavorando ai protocolli medici che i viaggiatori dovranno seguire se vogliono venire da noi – ha detto Haris Theoharis, ministro del turismo di Atene – ma con molta probabilità sarà richiesto un test negativo prima del volo o comunque della partenza per stare tranquilli. Speriamo davvero che l'Unione europea mostri presto delle linee guida per tutti gli Stati membri perché è questa la direzione verso cui stanno spingendo molti paesi". Gli scienziati locali lavorando per mettere nero su bianco un protocollo per garantire a tutti un'estate sicura. "I principi di base dietro le nuove regole riguardano il distanziamento sociale e la pulizia continua. Inoltre, pensiamo che il personale degli hotel e delle strutture ricettive sarà testato regolarmente contro il virus", ha aggiunto il ministro. Sarà in ogni caso favorito lo spostamento su strada, per cui l'offerta sarà necessariamente indirizzata a paesi più vicini e non ai mercati tradizionali come Germania, Regno Unito e Stati Uniti.

La Croazia e il certificato di rischio zero

Anche la Croazia sta cercando di correre ai ripari per salvare la stagione estiva. Circa la metà dei 20 milioni di visitatori annuali arriva nel paese balcanico tra luglio e agosto e il turismo è responsabile di almeno un quinto della sua produzione economica. Per questo sta pensando ad una riapertura dei confini, anche in collaborazione con i paesi vicini, in primis la Slovenia, che bisogna attraversare per arrivare a Spalato e dintorni. I ministri del Turismo dei due paesi si sono già incontrati a Zagabria la scorsa settimana per delineare un piano che consenta agli sloveni di attraversare i confini della Croazia entro la fine di questo mese, con altre nazionalità che potrebbero seguire a giugno e nei mesi successivi. L'idea, in altre parole, sarebbe quella di realizzare dei "corridoi" autostradali europei, o in alternativa, o di permettere l'arrivo in Croazia tramite dei ponti aerei che Croatia Airlines si impegna a realizzare, a condizione che si sia muniti di un certificato sanitario rilasciato nel Paese d’origine, che attesti la negatività al virus. Inoltre, sarebbe al vaglio del governo la creazione di un certificato di garanzia di rischio zero o rischio ridotto. Qualcosa che non riguarda solo i viaggiatori che fanno test ma anche le strutture d'accoglienza turistica per far stare tranquilli gli ospiti.

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