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“Allarmante, qui di sera non usciamo più”: il racconto di un italiano in Ecuador dopo la rivolta dei narcos

Dopo la fuga di ‘boss’ del narcotraffico dalle carceri e le azioni violente compiute dalle bande in alcune zone del Paese, l’Ecuador ha dichiarato lo Stato di emergenza. Da giorni il Governo ha ingaggiato una dura lotta alla criminalità. Fanpage.it ha intervistato Davide Matrone, docente di analisi politica e giornalista, che da 12 anni vive nel Paese, per capire cosa sta succedendo.
A cura di Eleonora Panseri
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"La situazione è preoccupante e allarmante perché quanto successo negli ultimi due giorni, con la rivolta dei detenuti e le azioni delle bande criminali in alcune zone del Paese, fa pensare a un ‘salto di qualità' della criminalità dell'Ecuador, che non è più quella dei pandilleros, dei cani sciolti che fanno gruppo per racimolare qualche soldo e controllare piccole porzioni territorio, ma a un qualcosa di decisamente più organizzato".

Davide Matrone ha 45 anni, è docente di analisi politica dell'Università Politecnica Salesiana e giornalista, e dall'Ecuador, dove vive da 12 anni, ha raccontato a Fanpage.it l'attacco armato messo a segno nei giorni scorsi da bande legate al narcotraffico che hanno colpito in diverse zone del Paese. È scoppiato il caos: ci sono stati spari in strada, gli uomini armati hanno occupato università, la televisione pubblica e alcuni luoghi simbolici.

Davide Matrone, 45 anni, docente di analisi politica e giornalista in Ecuador.
Davide Matrone, 45 anni, docente di analisi politica e giornalista in Ecuador.

Qual è la situazione in Ecuador

"Noi ‘comuni mortali' siamo molto preoccupati perché questa situazione di coprifuoco, anche se non ufficiale, va avanti da tempo. Qui non si può fare una vita normale e tranquilla come si vorrebbe, soprattutto al calare della luce, la notte le strade diventano zona di nessuno", dice ancora Matrone.

"Si vive sempre con la preoccupazione e la paura, e solo alla luce del sole, giorno per giorno. Di sera ci si chiude in casa, si sta in famiglia. – racconta – Io sono ormai quattro anni che non vado più al mare, perché la costa è zona delle bande ormai, lì di giorno e di notte fanno il buono e il cattivo tempo. Bisogna limitarsi all'attività lavorativa, non andare in zone che non si conoscono, muoversi in taxi o con la macchina sempre".

"Non è il massimo vivere oggi in Ecuador. Ci sono stati momenti decisamente migliori e sono stati più di quelli brutti, ma oggi sconsiglio a un italiano di venire a vivere o per fare un'avventura qui, lo sconsiglio con tutto il cuore. Vivo in Sud America da 15 anni e sono in Ecuador da 12. Il sentimento che ti esprimo ora, lo provo da tempo: sono anni che sono stanco di questa situazione. Da alcuni anni di episodi simili, anche se non in questa modalità e con questi attori, ce ne sono stati diversi".

L'instabilità politica nel Paese

A scatenare quanto accaduto nei giorni scorsi è stata la fuga dalle carcere di alcuni ‘boss' del narcotraffico. Di fronte a questa situazione lo Stato è intervenuto dichiarando lo ‘stato di emergenza‘. Le bande hanno quindi risposto a loro volta scatenando il caos e il Governo ha aumentato la presenza dei militari. "Siamo in una fase in cui ci sono due attori, lo Stato e la criminalità, frammentata in varie bande, che stanno progressivamente aumentando la posta, per vedere come risponde l'altra parte e non sappiamo se degenererà o se si arriverà a un patto", spiega Matrone.

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"L'instabilità politica, istituzionale e sociale è un leitmotiv in Sud America. – osserva l'esperto – Anche se nei dieci anni di Correa (l'economista che ha guidato il Paese dal 2007 al 2017, ndr) c'è stata una certa stabilità, si notava che al timone della barca c'era una persona capace di gestire la macchina statale. Per me, come italiano e studioso dell'America Latina, lui è stato davvero un'eccezione". Come spiega ancora Matrone, "negli ultimi due anni ci sono stati ben 12 stati di emergenza, il Paese viene governato da uno stato di emergenza all'altro e questo fa ben intendere che c'è un problema di fondo e viene da lontano".

Da dove viene la situazione attuale

Secondo il docente, "la situazione è cambiata negli ultimi sei anni, quando è finito il governo di Correa, che aveva attuato grosse riforme sociali e , con tutte le sue contraddizioni, era riuscito a costruire un paradigma di sviluppo con una forte presenza dello Stato".

Correa è uscito di scena nel 2017 e a quel punto, prosegue Matrone, "prima Moreno, poi Lasso e oggi Noboa, eletto un mese e mezzo fa, hanno smantellato quello stato sociale che si era costruito. Ed è stata la retrocessione dello Stato che ha favorito le bande. Queste hanno avuto modo di organizzarsi e di controllare territori che le istituzioni hanno perso. Così come ha fatto in passato la mafia in Italia, la conosciamo bene questa storia".

Perché questo colpo di Stato ci riguarda

"Questo attacco ci fa capire che l'applicazione di diversi paradigmi di sviluppo incidono sulla vita quotidiana. Dire ‘non esistono più la sinistra e la destra' è una cavolata. Una volontà politica rivolta al vero miglioramento della vita dei cittadini, che interviene, li guida e li protegge, è diversa rispetto a quella in cui si applica un modello dove lo Stato è assente. Ovviamente, sempre considerando la storia e i processi di ogni Paese", conclude l'esperto.

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