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A 6 anni vide il rapimento della sorellina, poi uccisa: oggi è a processo per omicidio

Quando aveva solo 6 anni Jean Baptiste Rambla vide uno sconosciuto rapire la sorellina di 8 anni, poi ritrovata massacrata nelle campagne vicino Marsiglia. Dopo che ‘l’orco’ Christian Ranucci, è stato giustiziato con la ghigliottina, il nome dei Rambla sembrava caduto nel dimenticatoio. Poi, da vittima, Baptiste è diventato carnefice, assassinando due donne. Per il secondo delitto sarà giudicato tra pochi giorni. La Francia si divide: vittima o carnefice?
A cura di Angela Marino
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Jean-Baptiste Rambla vide sequestrare la sorellina, poi brutalmente assassinata, sotto i suoi occhi, quando aveva solo sei anni. La Francia lo ha sempre ricordato come l'enfant victime. Oggi torna alla ribalta delle cronache per una vicenda altrettanto scioccante, che lo vede coinvolto in tribunale. Dall'altra parte, come omicida di due donne. Ecco l'incredibile storia di Jean-Baptiste Rambla e dell'affaire Ranucci.

L'omicidio della piccola Marie-Dolorès Rambla

Il principio di questa tremenda storia di violenze subite e inflitte è a Sainte-Agnès, minuscolo borgo medievale sulle Alpi al confine tra Francia e Italia. La tragedia va in scena a pochi metri dalla casa al primo piano dei Rambla, famiglia di quattro persone di origine spagnola. È il 3 giugno 1974, il padre, fornaio, è al lavoro. La mamma è occupata nelle faccende domestiche. I piccoli Jean-Baptiste, sei anni, e Marie Dolores, di otto, stanno raccogliendo fiori nel cortile per farne un bouquet per la mamma, quando un'auto grigia attira la loro attenzione.

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Dall'abitacolo scende un signore vestito di scuro, che si rivolge ai bambini: "Mi aiutereste a cercare il mio cagnolino? Si è smarrito". Nonostante la mamma li abbia richiamati dalla finestra pochi istanti prima, i piccoli decidono di seguire le istruzioni dello sconosciuto. "Tu", dice al ragazzino, "va a vedere se il cucciolo è sul retro, io ti aspetterò qui con tua sorella". Jean-Baptiste fa il giro della casa, al ritorno non c'è nessuno.  La piccola è scomparsa, il paese si mobilita. Alle 15 e 45, sotto i rami a pochi passi da una fungaia, viene scoperto un corpicino di bambina martirizzato con un pugnale. I suoi vestiti corrispondono a quelli indossati da Marie-Dolorès quando è scomparsa. Quello stesso giorno, un uomo segnalato come sospetto dal conducente di una vettura con cui aveva avuto un incidente automobilistico, viene rintracciato nella casa dove vive con la madre a Nizza. Si chiama Christian Ranucci, fa il rappresentante di commercio, ha 20 anni.

Christian Ranucci
Christian Ranucci

L'Affaire Ranucci

A collegare Ranucci all'omicidio della piccola Marie Dolores, è una molteplicità di elementi. Anzitutto la targa dell'auto segnalata dall'automobilista dell'altro veicolo incidentato, che avrebbe descritto il proprietario come sospetto, raccontando di averlo visto sparire nei boschi mentre si trascinava dietro una bambina, tirandola per un braccio. Poi, ci sono le macchie di sangue del gruppo della vittima, nella sua auto e sui pantaloni, le sue braccia sono graffiate e inoltre, ammette di essere l'altro automobilista dell'impatto, quello fuggito. Nega l'omicidio, finché, a distanza di poche ore dalla scadenza del fermo, decide di vuotarsi la coscienza e confessare. Su sua istruzione, l'arma del delitto, un coltello a serramanico con lama insanguinata, viene ritrovato in un mucchio di letame all'ingresso della fungaia. Riconoscerà di essere il proprietario di fronte al giudice.

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Giustiziato con la ghigliottina: il presidente non lo salvò

È fatta. Ci sono le prove, c'è la confessione, c'è perfino un profilo abbozzato in cui viene descritto come un maschio insicuro e immaturo con una dipendenza dalla madre. Al processo, però, cambia tutto. Ranucci rinnega la confessione, estorta con le botte, secondo lui, dalla gendarmeria. La sua difesa smonta l'indagine, un sigillo sulla fatidica arma del delitto, presente nel fascicolo del "ritrovamento del corpo della vittima" ma recante la data del giorno precedente alla confessione, scatena una autentica bufera. Il caso Ranucci divide. Fa parlare le folle, come gli intellettuali. Nonostante le polemiche e i dubbi, tuttavia, si arriva a un giudizio di colpevolezza e, come previsto dalla legge, il 28 luglio 1976 Ranucci viene ghigliottinato nella prigione di Baumettes a Marsiglia. Ha solo 22 anni. L'allora presidente Valerie Giscard D'Estaing aveva rifiutato tutte le richieste di concedere la grazia.

I coniugi Rambla
I coniugi Rambla

Da ‘enfant victime' a ‘meurtrier'

La storia più triste di Francia viene seppellita con lui, ma cosa ne è stato dei Rambla? Qual è la loro posizione in merito? Convinto della colpevolezza di Ranucci, Pierre Rambla, papà dei bambini, aveva trascinato suo figlio in tutti i comizi di destra che chiedevano a gran voce l'esecuzione del condannato. Eppure proprio lo stesso Jean-Baptiste non era riuscito a riconoscere nel ventenne arrestato, l'uomo che la mattina del 3 giugno aveva portato via la sua sorellina. Dubbi, forti, anche sull'auto: Ranucci possedeva una ‘Peugeot', ma un altro testimone, il carrozziere che lavorava di fronte ai Rambla aveva invece identificato l'auto in una ‘Simca 1100'. Un modello completamente diverso.

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Il processo

Trent'anni dopo i fatti, a finire in carcere, è proprio la seconda vittima di quel 3 giugno: Jean-Baptiste Rambla. Nel 2004 ha ucciso Corinne Beidl, la sua datrice di lavoro, nel corso di una lite per il suo stipendio. È stato condannato a 18 anni di carcere, dopo che al processo il suo avvocato ha identificato la tossicodipendenza e la massiccia esposizione mediatica degli anni dell'infanzia come fattori determinanti della violenza. Poteva chiudersi lì, con la triste caduta della vittima, fagocitata dalla disperazione e dal senso di colpa. Ma non era di questo che si era trattato, perché, tredici anni dopo, mentre era fuori in libertà vigilata, Jean Baptiste lo ha rifatto.

“ "L'infanzia di quest'uomo è stata rubata. Ha vissuto nel senso di colpa di non aver fatto nulla per salvare la sorellina". ”
Aurélie Joly, avvocato
Ha ucciso Cintia Lunimbu, una giovane donna di 21 anni che non conosceva. Agli investigatori ha spiegato che pensava lo osservasse da una finestra. Il suo processo ha subito una battuta d'arresto per il Covid19, ma riprenderà il prossimo 14 dicembre davanti alla Corte d'assise dell'Alta Garonna, a Tolosa. E allora si deciderà: vittima o carnefice? La madre di Cintia, la seconda vittima, non ha dubbi: "Ho sentito abbastanza di questa storia. Non mi interessa. Ha ucciso mia figlia, solo questo conta".

Le vittime Corinne Beidl e Cintia Lunimbu
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