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Nell’ultimo anno 1221 persone sono morte sul lavoro

I decessi dei lavoratori sono 49 in meno rispetto al 2020. Aumentano le denunce di infortuni e le patologie legate alle mansioni, soprattutto le più usuranti.
A cura di Giacomo Andreoli
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Nell'anno appena passato ben 1.221 persone hanno perso la vita mentre lavoravano. Il conto delle cosiddette "morti bianche" realizzato dall'Inail segna una lieve diminuzione rispetto al 2020, con 49 uomini e donne in meno tra i decessi. Crescono, però, le denunce di infortuni, che tra gennaio e dicembre 2021 sono arrivate a 555.236, in crescita di mille unità rispetto alle 554.340 del 2020. Il dato più preoccupante, però, è la crescita delle patologie che hanno origine dalle mansioni svolte, soprattutto le più usuranti. Lo scorso anno sono state 55.288, oltre 10mila in più rispetto allo stesso periodo dei dodici mesi precedenti (+22,8%).

I dati, fanno sapere dall'Inail, mostrano con evidenza che gli effetti del Covid sono ancora molto forti. Lo scorso ottobre, nel frattempo, il governo Draghi ha varato una mini-stretta per la sicurezza, rafforzando i controlli dell'apposito Ispettorato e potenziando la lotta al lavoro in nero. La riforma ha reso più stringenti i criteri che gli imprenditori devono seguire per garantire un ambiente meno pericoloso ai propri addetti. Le conseguenze di questi cambiamenti, però, si potranno vedere soltanto nel 2022, con gli esperti che parlano di una possibile diminuzione delle morti più decisa rispetto a quella registrata oggi.

Morti e infortuni sul lavoro nel 2021, i dati dell'Inail

I dati mostrano a livello nazionale un aumento degli infortuni in itinere, cioè quelli nel tragitto tra l'abitazione e il posto di lavoro (+29,2%, da 62.217 a 80.389 casi), con un balzo del 50% nel periodo marzo-dicembre (complice il ritorno al lavoro in presenza in autunno in molte aziende e amministrazioni pubbliche). Diminuiscono leggermente, invece, gli infortuni veri e propri mentre si lavora: da 492.123 nel 2020 a 474.847 nel 2021.

Guardando alla mappa dei settori lavorativi si osservano incrementi delle denunce in quasi tutti i settori produttivi, tranne in quelli dell'amministrazione pubblica (-27,4%), della Sanità e assistenza sociale (quasi 40mila denunce contro le oltre 84mila registrate nel 2020).

Quanto alle morti, sottolinea l'Inail, il paragone con il 2020 va fatto con cautela: alcune denunce di decesso potrebbero non essere state conteggiate perché "tardive". Solo nell'Industria si registra un segno negativo (-6,0%, da 1.106 a 1.040 decessi), mentre il settore con il dato peggiore è stato quello dell'Agricoltura, che passa da 113 a 128 denunce (+13,3%).

Morti bianche, salgono i decessi tra gli under 50

Dall'analisi per fasce d'età delle morti bianche emerge una crescita delle morti per gli under 34 (+6 casi) e per le persone tra 40 e 49 anni (+55), mentre scendono negli over 50 (-98 decessi, da 852 a 754). Infine, per quanto riguarda le patologie, le più diffuse continuano ad essere, come nel 2020, quelle del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo (36.163 casi), del sistema nervoso (6.337) e dell'orecchio (3.614), seguite dai tumori (1.702) e sistema respiratorio (1.643). Solo quest'ultime, con la situazione pandemica in miglioramento, sono di meno rispetto al primo anno di Covid.

"Le patologie denunciate – fa notare l'Inail- tornano quindi ad aumentare, dopo un 2020 condizionato fortemente dalla pandemia con denunce in costante decremento nel confronto con gli anni precedenti. Nel 2020, infatti, i vari arresti e ripartenze delle attività produttive hanno ridotto l’esposizione al rischio di contrarre malattie professionali. Allo stesso tempo, lo stato di emergenza, le limitazioni alla circolazione stradale e gli accessi controllati a strutture sanitarie di vario genere hanno disincentivato e reso più difficoltoso al lavoratore la presentazione di eventuali denunce di malattia, rimandandola al 2021".

Morti sul lavoro, cosa prevede la riforma sulla sicurezza

La mini-stretta dell'esecutivo prevede la sospensione dell'attività d'impresa se si riscontra il 10% (contro il 20% precedente) di lavoratori "in nero" o gravi violazioni di legge in materia di prevenzione, anche senza la "recidiva" prima prevista. Durante il periodo di sospensione l'azienda non può avere rapporti con la Pubblica amministrazione. Per riprendere, quindi, l'impresa deve ripristinare condizioni di lavoro regolari e pagare una multa. Le sanzioni sono state potenziate, aggiungendo anche nuove fattispecie, con nuove multe fino a 3mila euro e un importo che raddoppia se nei cinque anni precedenti l'azienda ha già subito una sospensione.

Sono state poi attribuite maggiori competenze all'Ispettorato nazionale del lavoro e garantita l'assunzione di 1.200 controllori in più, con oltre 3,7 milioni di investimenti per migliorare le loro dotazioni tecnologiche. Ci sono poi in capo dal 1° gennaio altri 600 Carabinieri dedicati ai controlli. Infine è stata rafforzata la banca dati dell’Inail, grazie a una maggiore condivisione delle informazioni con le Asl e con lo stesso Ispettorato.

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