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Dubbi sulla decadenza, ma Berlusconi è in un vicolo cieco: il suo futuro nella mani di Colle e Pd

Malgrado le interpretazioni “dubitative” della legge che determinerebbe la sua decadenza da senatore, Berlusconi sa che il suo destino dipenderà dalle scelte del Colle e del Pd. E per ora è costretto al silenzio.
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Per ora in realtà non sembra cambiato molto e sulla questione della cosiddetta agibilità politica per Silvio Berlusconi le posizioni sono note. Ma se il fronte del Popolo della Libertà sembra compatto, qualcosa comincia a muoversi all'interno della maggioranza, sulla scia di interpretazioni più o meno condivise della legge Severino, che tecnicamente dovrebbe determinare la decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore. Come vi raccontavamo ieri, è infatti partito il trenino dei "pareri" e delle "suggestioni" dei costituzionalisti, con una interpretazione delle norme vigenti che contesta sostanzialmente la possibilità che la legge Severino abbia effetti retroattivi. La questione, secondo Giovanni Guzzetta ad esempio, "suscita notevoli dubbi sul piano della costituzionalità e di una possibile violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo", oltre ad investire il rapporto fra poteri e una declinazione controversa del concetto di sovranità popolare.

Se la questione "tecnica" verrà sostanzialmente delegata alla Giunta, è chiaro però come il problema politico resti in tutta la sua rilevanza. Anche per le ormai certe ripercussioni che avrà sul Governo guidato da Enrico Letta, come confermato solo qualche ora fa dall'ex ministro Gianfranco Rotondi: "Far fuori Berlusconi dal Parlamento usando la sentenza di Esposito è più eversivo che arrestarlo. La nostra reazione non potrà che essere di decadere con lui dimettendoci dal Parlamento". Ed è sul piano politico la battaglia cruciale, tra chi ritiene che sia necessario compiere "qualunque cosa sia nelle possibilità di Colle e Parlamento" per garantire l'agibilità politica al leader del Popolo della Libertà, chi invece prova a tenere distinti i due piani (politico e giudiziario) e chi invece ritiene chiusa la vita nelle istituzioni del Cavaliere e ritiene ineluttabili decadenza ed esecuzione della pena.

La pressione dei berlusconiani è tutta su Pd e Colle ed assume i contorni di una non meglio specificata "assunzione di responsabilità". Tuttavia, se non è un mistero la delusione di Berlusconi rispetto alla svolta pilatesca di Napolitano, allo stesso tempo è chiaro che non è nel suo interesse acuire lo scontro con il Colle. Ed è per questo che da qualche giorno la pressione è tutta sul Pd che nelle interpretazione dei berlusconiani "non può illudersi di appoggiare in Giunta per le elezioni la decadenza da senatore di Berlusconi e pensare di continuare a tenere in piedi un governo di cui il Pdl – e quindi l'ex premier – è il principale azionista insieme ai Democratici" (Il Giornale).

Certo è che la soluzione sembra lontana, almeno nei contorni desiderati dal centrodestra. Perché il doppio binario dello stop alla decadenza da senatore e della grazia del Quirinale appare davvero di difficile attuazione, sia per le ripercussioni che avrebbe sulla politica italiana, sia per le oggettive difficoltà di ordine "tecnico – metodologico". Ma soprattutto perché il Partito Democratico è per una volta nelle condizioni di "non scegliere" e transennarsi dietro "l'atto dovuto" senza avere la responsabilità di affossare il Governo delle larghe intese. Un vantaggio non da poco.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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