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Opinioni

Diritti civili: quello che Matteo Renzi aveva promesso (e non ha mantenuto)

Dalla modifica della Bossi – Fini alla Civil partnership: le proposte sui temi civili per le primarie alla prova dei fatti. Ecco cosa Renzi aveva promesso e cosa (poco, molto poco) ha mantenuto.
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A cura di Roberta Covelli
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Mario Adinolfi festeggia: la promessa di una legge sulle unioni civili entro l'estate è decisamente sfumata, visto che il ddl Cirinnà è stato rinviato almeno a settembre. Eppure, alle primarie del 2012, Matteo Renzi prometteva inequivocabilmente “Civil partnership nei primi cento giorni”.
Adesso! è ormai passato, cento giorni di governo sono abbondantemente trascorsi e ad aver cambiato verso sembrano esser state le priorità: così, sui diritti, le proposte finiscono per essere quasi inesistenti nel programma delle elezioni europee del 2014 e molto vaghe per la mozione di candidatura delle primarie del 2013, poi vinte dall'ex sindaco di Firenze contro Cuperlo e Civati.
È quindi il vecchio programma del 2012 l'ultimo con precisi progetti sui temi civili, da analizzare per verificarne l'attuazione e, con essa, la coerenza di chi li ha presentati. D'altronde, è proprio il documento renziano ad assicurare “Questo non è un programma: la solita raccolta di buone intenzioni e di proposte astratte che popolano le campagne elettorali e spariscono il giorno dopo.”
A essere dedicato ai temi civili è il penultimo capitolo, il numero 11, che finisce per essere l'ultimo argomento proposto, visto che il punto 12 non è altro che un invito alla partecipazione interattiva nella scelta delle battaglie del Partito Democratico.
“Diritti all'altezza dei tempi” -questo il titolo- si compone di sei tematiche.

Immigrazione e cittadinanza

“Chi nasce e cresce in Italia è italiano” afferma il programma.
Anche l'anno dopo, qualche mese prima di scalzare Letta da Palazzo Chigi, Renzi conferma l'idea, con una frase netta: “Subito lo ius soli”

Conquistato il governo, però, ridimensiona l'impegno e propone uno ius soli “temperato”, rinviando e modificando più volte la proposta. È solo il 29 luglio che viene presentato il testo unificato alla Commissione Affari Costituzionali della Camera, con Marilena Fabbri (Pd) come relatrice: chi nasce in Italia è italiano solo se i genitori vivono regolarmente nel paese da almeno cinque anni; altrimenti, il bambino, nato in Italia o arrivato entro i dodici anni, dovrà frequentare almeno cinque anni di scuola.
Sull'immigrazione, un'altra questione accennata nel programma e precisata con dichiarazioni pubbliche è la necessità di modificare la legge Bossi-Fini. Ad oggi, però, nessun intervento renziano ha cambiato la norma sull'immigrazione. C'è solo una sua dichiarazione datata 24 giugno, nel corso dell'informativa in aula del Senato prima del Consiglio Ue: "Nel momento in cui si arriva in Italia senza titolo, le procedure di rimpatrio devono essere velocizzate. Non si fanno accordi di cooperazione con chi non accetta il rimpatrio".

Civil partnership

La “creazione di un istituto che riconosca giuridicamente il legame d’amore ed il progetto di vita delle coppie dello stesso sesso garantendo da questo impegno pubblico diritti e doveri assimilabili a quelli discendenti da matrimonio” è stata affidata a un disegno di legge nato ben prima del governo Renzi, il ddl Cirinnà (14/2013). Dall'inizio della legislatura, ormai due anni fa, il progetto si è però incagliato tra emendamenti e dibattiti extraparlamentari.

E se Renzi prometteva il provvedimento nei primi cento giorni di mandato, ora le dichiarazioni sul tema sono annunci molto simili, se non per la data di scadenza: entro l'anno (2014), entro la primavera, entro l'estate, entro l'anno (2015).
Intanto, i partecipanti al family-day godono, convinti (forse a ragione) di essere responsabili dell'ennesimo rinvio.

Convivenze

La registrazione delle coppie di fatto, di qualunque orientamento sessuale, rientra nei progetti del 2012 e viene anch'essa disciplinata dal ddl Cirinnà, che propone unioni civili non solo per le coppie gay. Da segnalare, però, il diverso parere di Ivan Scalfarotto, sottosegretario per riforme costituzionali e rapporti con il Parlamento, secondo cui «la nuova legge punterebbe a regolare con unione civile le coppie dello stesso sesso, per le coppie etero resta il matrimonio»

Divorzio veloce

Detto fatto. L'unica delle proposte del capitolo sui diritti attuata senza particolari problemi: la riduzione dei tempi per il divorzio consensuale in assenza di figli è stata approvata con la legge 55/2015, che completa il quadro del decreto legge 132/2014. L'impulso è stato quindi dato da un provvedimento legislativo del Governo.

Fecondazione assistita

Beatrice Lorenzin firma, all'inizio di luglio, le linee guida sulla fecondazione assistita. Ma nell'anno precedente non sono mancate le polemiche: il 9 aprile 2014 la Corte Costituzionale dichiara illegittimo il divieto di fecondazione eterologa. La ministra della salute smorza gli entusiasmi, intimando ai centri di non procedere con la tecnica, in attesa di una legge parlamentare sul tema: a smentire l'interpretazione è proprio Giuseppe Tesauro, presidente della Consulta, che chiarisce come la fecondazione fosse possibile da subito.
Nessuna notizia invece sull'altra promessa del paragrafo, cioè la “costituzione di una apposita autorità sul modello della Human Fertilisation and Embryology Authority.”

Diritti delle idee

“Bisogna rivedere il diritto d’autore, una legge d’anteguerra” scriveva Renzi nel programma 2012. Non si segnalano però impegni del Governo in tal senso, forse anche perché il giudizio del premier sulla legge non è così chiaro: interpellato sul tema nel 2012 da Wired, l'allora sindaco di Firenze, pur accennando alla necessità di valutarne gli ulteriori sviluppi tecnologici, assicurava che “l’attuale legge d’autore riformata nel 2005 è sicuramente all’avanguardia ed al passo con tutti gli altri paesi che aderiscono alle convenzioni internazionali ricollegabili all’organizzazione della World Intellectual Property Organization (Wipo).”

Testamento biologico

Tema mai citato nel programma elettorale delle primarie. In varie interviste e dichiarazioni, comunque, Renzi è stato chiamato a parlarne. In risposta a Le Scienze, ha dichiarato: “Il testamento biologico è parte integrante del nostro programma. Nel pieno rispetto dell'articolo 32 della Costituzione, proponiamo di riconoscere la libertà di ciascuno di indicare sino a che punto si intende essere sottoposti a terapie nel caso si perda la coscienza e la capacità di esprimersi senza una ragionevole speranza di recupero.”
Non si registrano però passi avanti sulla questione. Anzi: quando una regione, il Friuli Venezia Giulia, ha varato una legge regionale sul biotestamento, il Governo ha proposto ricorso alla Corte Costituzionale, dal momento che il tema è di competenza nazionale. Resta da chiedersi perché, allora, nulla si muova a Roma, per garantire quella libertà di scelta che si diceva essere “parte integrante del nostro programma”.

“L’altra faccia della medaglia dello sviluppo economico è rappresentato da quello civile” si legge in entrambi i programmi per le primarie. Eppure, alla determinazione dimostrata per attuare i progetti economici, non sembrano corrispondere sforzi (e risultati) equivalenti in tema di diritti civili.
Si potrebbe obiettare che, diversamente da quanto potesse sperare alla sua candidatura, Renzi è costretto a governare con Alfano, sostenuto da cattolici e conservatori. Ma, alla luce del peso elettorale del Nuovo Centrodestra, l'alleanza finisce per apparire come una scusa all'inerzia, più che come una giustificazione. E, sempre in tema di coerenza e rispetto del programma, registra un'altra promessa mancata: “Se vince Renzi, no a Casini. Nessun inciucio che ci impedisca di governare e fare scelte”.

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Nata nel 1992 in provincia di Milano. Si è laureata in giurisprudenza con una tesi su Danilo Dolci e il diritto al lavoro, grazie alla quale ha vinto il premio Angiolino Acquisti Cultura della Pace e il premio Matteotti. Ora è assegnista di ricerca in diritto del lavoro. È autrice dei libri Potere forte. Attualità della nonviolenza (effequ, 2019) e Argomentare è diabolico. Retorica e fallacie nella comunicazione (effequ, 2022).
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