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Eterologa, ora è scontro tra Regioni e ministro. Lorenzin: “Serve una nuova legge”

Dopo la sentenza della Consulta che dà il via libera alla fecondazione eterologa, il ministro della Salute Lorenzin frena: “Serve una nuova legge”. Pressing dalle regioni a guida PD, pronte a partire già da settembre.
A cura di Angela Marino
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È in corso un vero e proprio braccio di ferro sulla fecondazione eterologa tra le regioni a guida Pd – pronte a partire già da settembre con il nuovo protocollo – e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che annuncia seri provvedimenti nei confronti dei centri che praticheranno l'eterologa senza ulteriori disposizioni del governo. "Serve una nuova legge" ha dichiarato il ministro, per cui non sarebbe sufficiente la cancellazione del divieto della legge 40 da parte delle Consulta a colmare la vacatio legis. Di tutt'altro avviso, invece, il presidente della Corte costituzionale Tesauro, per il quale "praticare  l'eterologa è possibile da subito, lo dice la sentenza della Consulta", mentre anche Rodotà tuona: "La legge in vigore introduce il divieto all'eterologa, in contrasto con quanto stabilito dalla Corte costituzionale".

Si esprime con la massima cautela, invece, il presidente del consiglio Matteo Renzi, prendendo quasi le distanze dalla posizione del ministro. Ammette: "La legge c'è", ma respinge ogni  ulteriore coinvolgimento per evitare di finire nel "nel tritacarne ideologico di un decreto sui temi etici". Si tratta, certo, di un dibattito su delicate questioni etico-legislative con serie implicazioni sul piano economico-gestionale, però, che potrebbero non essere estranee allo stop del ministro. Le regioni che premono per muoversi autonomamente, infatti, non dispongono della medesima copertura finanziaria e hanno un assetto economico e normativo molto diverso tra loro: "Governo e Regioni stanno facendo il massimo per controllare i costi sanitari, visto che non bisogna dimenticare che in Italia al momento sono soltanto otto le Regioni in equilibrio di bilancio", osserva Luca Coletto, coordinatore per la conferenza delle regioni degli assessori alla Sanità, che aggiunge : "Sarà inevitabile che il governo stanzi ulteriore risorse, visto che l’intera operazione non potrà essere fatta a invarianza di costi".

Già oggi, infatti, i costi della fecondazione omologa nelle diverse regioni d'Italia vedono una notevole discrepanza, andando dai 36 euro di ticket della Toscana ai ben 1.800 della Puglia. Mentre regioni come la Campania (ferma in materia di fecondazione al 2008) non hanno normative aggiornate. Le misure adottate dal ministro Lorenzin potrebbero quindi essere finalizzate ad evitare una situazione di anarchia tra le regioni, che il ministro intende contrastare anche con misure drastiche come le ispezioni, da parte dei Carabinieri dei Nas, dei centri che attueranno, senza il via libera del governo, la fecondazione eterologa. Mentre si consuma la querelle, tra le stesse frange della maggioranza parlamentare, resta il problema di delineare le linee guida circa le questioni dell'anonimato dei donatori, dell'età massima e del numero massimo dei figli, quelle sì, ancora tutte da decidere.

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